Napoleone il titano e l’Europa della Rivoluzione francese

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Oggi, 5 maggio 2021, ricorre il bicentenario della morte del rivoluzionario, senatore, re e imperatore dei francesi Napoleone Bonaparte. E questo, ovviamente, ha suscitato e suscita una serie di dibattiti fra i nostri cugini transalpini. Mesi fa fu Macron a decidere di festeggiare Napoleone, poiché esso è, giustamente, “una figura maggiore della nostra storia. Un personaggio che, sempre secondo Macron, bisogna guardare in faccia, con “gli occhi spalancati”, “incluso per quei momenti che possono essere stati difficili e per “scelte che appaiono oggi contestabili”. A fare da contraltare alle frasi di Macron, ci furono già a marzo delle invettive di certe femministe francesi che ricordarono Bonaparte come uno fra i “più grandi misogini”, reo anche di aver “ripristinato la schiavitù”.
Il famoso còrso ha sempre suscitato pareri contrastanti, dai suoi tempi fino ad oggi. Napoleone infatti è una di quelle figure che è stata male interpretata o capita da moltissime persone, sia ieri che oggi. Prima soldato dell’esercito del re Borbone, fu indipendentista còrso e poi sostenitore del movimento rivoluzionario; combatté contro i monarchici e quindi, al comando delle nuove armate popolari francesi, contro i sovrani di tutta Europa. Scalò velocemente i vertici dell’esercito rivoluzionario grazie al suo genio militare, fino a occupare il potere nel famoso colpo di stato del 18 Brumaio. Da lì in avanti, al rivoluzionario sì sostituì il monarca. È famosissima l’auto-incoronazione a imperatore nella cattedrale di Notre-Dame a Parigi del 2 dicembre 1804. Un vero e proprio gesto di rottura ben lontano dalla tradizione imperiale europea. Napoleone con questo gesto dichiarava che egli solo era il padrone di sé stesso e che non serviva niente e nessuno se non sé stesso: tutto girava intorno a Napoleone ed il suo ego. La rivoluzione, e gli ideali borghesi e rivoluzionari di livellamento da essa propagandati erano per Napoleone un utile strumento da esportare per rafforzare il suo potere in mezza Europa.
Napoleone è tutt’oggi una figura scomoda per molti francesi proprio per la sua ambiguità. Per alcuni egli è il genio militare (e fu veramente un grande genio di strategia e tattica, uno fra i migliori generali della Storia), per altri un rivoluzionario antimonarchico, per altri ancora un reazionario feroce dominatore di popoli. Destra, sinistra e centro, tutti hanno motivi diversi per criticare o per elogiare il generale e imperatore còrso. Ciò che spesso sfugge però è il titanismo di Napoleone. Egli non è un eroe nel senso tradizionale del termine, ma piuttosto il suo opposto: una forza della natura titanica dall’agire caotico ed egoistico. Al contrario dei grandi Esempi e degli Eroi che hanno segnato le orme che indicano il nostro cammino, Napoleone prende invece una strada diversa. Egli, come scrivevamo di sopra, ha come unico paragone sé stesso; ogni sua azione è rivolta all’appagamento dei suoi desideri e del suo egoismo più sfrenato. Lo si evince anche dal fatto che cambiò spesso partito e idee politiche seguendo il vento: da indipendentista còrso a rivoluzionario e infine monarchico e -benché senza legittimità alcuna- imperatore. Proprio per questo Napoleone fu tutto e niente, non fu, come credono alcuni, un rivoluzionario, né, come credono altri, tentò di riaffermare in Europa i valori della Tradizione. Bonaparte, possiamo dire con una battuta, era un Bonapartista: il suo desiderio era quello di cancellare ed eliminare ogni soggetto o comunità intermedia che, nelle società tradizionali, fanno da intermediari fra lo Stato e il Cittadino. Napoleone infatti lavorò per l’eliminazione di questi corpi per rimuovere ogni agente che si anteponeva fra il cittadino e lo Stato, e quindi, Napoleone stesso.
Il grande peccato di Napoleone fu che, nell’inseguimento del suo successo e fama personale, propagò e rafforzò i piccoli principi borghesi e livellatori della rivoluzione francese in tutta Europa. Le sue armate seminarono morte e distruzione esportando ciò che di peggio aveva infettato la Francia. Non vanno dimenticati, infatti, gli eccidi perseguiti con grande energia dalle forze rivoluzionarie francesi. Dalla Spagna all’Italia e nel resto d’Europa, le tradizioni dei popoli europei ricevettero un primo brutale colpo dalla plebaglia francese– e spesso parigina- che saccheggiò e distrusse senza posa. Non vennero risparmiate né chiese, né conventi, monasteri e palazzi, decine di migliaia di contadini vennero impiccati e con essi tutti coloro che si opposero al terrore francese.
Chi si opponeva a Napoleone e ai suoi generali perdeva letteralmente la testa, come viene magistralmente rappresentato in Il marchese del Grillo, un film con Alberto Sordi del 1981. Protagonista del testo che riportiamo è Don Bastiano, un prete brigante che combatté contro i francesi insediatisi a Roma. A parlare è Don Bastiano sul patibolo pronto a morire per Dio e l’Idea: “Voi, massa di pecoroni invigliacchiti, sempre pronti a inginocchiarvi, a chinare la testa davanti ai potenti! Adesso inginocchiatevi, e chinate la testa davanti a uno che la testa non l’ha chinata mai, se non davanti a questo strummolo qua [la ghigliottina]! Inginocchiatevi, forza! E fatevi il segno della croce! E ricordatevi che pure Nostro Signore Gesù Cristo è morto da infame, sul patibolo, che è diventato poi il simbolo della redenzione! Inginocchiatevi, tutti quanti! E segnatevi, avanti! E adesso pure io posso perdonare a chi mi ha fatto male. In primis, al Papa, che si crede il padrone del Cielo. In secundis, a Napulione, che si crede il padrone della Terra. E per ultimo al boia, qua, che si crede il padrone della Morte. Ma soprattutto, posso perdonare a voi, figli miei, che non siete padroni di un cazzo! E adesso, boia, mandami pure all’altro mondo, da quel Dio Onnipotente, Lui sì padrone del Cielo e della Terra, al quale – al posto dell’altra guancia – io porgo… tutta la capoccia!”. La voce di questo personaggio riporta bene ciò per cui spesso combatterono molti dei Briganti nel Sud Italia. Testimoni e portatori di un passato che le forze della rivoluzione borghese cercarono di cancellare ed eliminare in ogni modo.
È giusto fare i conti con il proprio passato, con il passato della propria nazione. Un grande esempio a riguardo per noi tutti sono i Russi, che hanno alle spalle un sanguinoso e violento passato comunista, ma questo non gli impedisce di essere uno dei paesi multietnici e multireligiosi più devoti e vicini alla Tradizione dei nostri tempi. Di contro, in Europa il passato ha sempre fatto, e fa, paura. Esempi lampanti ne sono in maniera diversa la Germania, l’Italia e l’Unione Europea. Le prime due infatti vivono in completa schizofrenia, nel doppio tentativo di cancellare e minimizzare il recente passato (con scarsissimi successi). La terza, invece, l’Unione Europea, cerca di plasmare una fittizia unità fra i Popoli europei all’insegna del denaro e del debito pubblico, degli interessi economici e finanziari. Pur di fare questo rigetta un glorioso passato Imperiale e tradizionale, intriso dei più grandi Valori della Tradizione.