Cosa ne sanno le galline di quello che ci può essere nel cuore di un’aquila?

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di Piero Buscaroli


Nel 1954 o giù di lì, Giuseppe Pella disse che i popoli non hanno bisogno di aquile, e molto più gli servono brave galline, che facciano l’uovo tutti i giorni.
In questo mondo di uova e di galline, non c’era posto per Mishima e i suoi sogni di samurai in ritardo. Guai chi nasce in ritardo, o in anticipo. Sarà costretto a lottare vanamente contro il suo tempo, sprecherà il suo talento, romperà la spada a furia di sbatterla sulle rocce, sarà dannato e soccomberà.
Mishima l’aveva capito. Perciò scelse di sopprimersi in qualche modo che equivalesse a gettare un seme.
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Quando ebbero portato via i corpi di Mishima e del suo seguace, rimasero lì le teste recise sanguinanti, poggiate su un foglio di giornale, che non sporcassero lo studio del signor generale.
Allora, arrivò un altro scrittore, il più illustre del Paese, “il tesoro umano”, come lo chiamano, Yasunari Kawabata: un intaglio d’avorio minuto, fragile viso rugoso incorniciato di lunghi capelli d’argento, il solo Nobel per letteratura di tutta l’Asia.
Era un funerale quando gli dissero come e dove Mishima, che proteggeva e stimava, si era tolto la vita.
Salì il colle Ichigaya, entrò nell’Agenzia di Difesa e lo portarono a vedere le due teste deposte sul giornale. Kawabata aveva settantun anni.
Guardò la testa dell’amico, i suoi occhi socchiusi, e pianse.
Non disse che era pazzo. Non disse nulla.
In silenzio riepilogò le cause per cui un samurai, in altri tempi, si toglieva la vita: per sottrarsi alla morte data da estranei; per protestare contro un’ingiustizia subita; per testimoniare la sua fedeltà all’Imperatore.
Se uno sa comprendere ognuno di questi moventi nel suo significato più ampio, si rende conto che Mishima si è ucciso per tutt’e tre le ragioni insieme.
Kawabata pianse in silenzio. Sa che in una Nazione tutto il passato è vivo e ritorna.
Ci sono voli di aquile che le galline non capiranno mai. Che cosa ne sanno le galline di quello che ci può essere nel cuore di un’aquila?