
“Il cameratismo si regge su di un vincolo di servizio, un patto in funzione di un terzo elemento: una persona straordinaria, un’idea, un compito eccezionale – forse, nell’ipotesi più attenuata, un comune universo di simboli”.
(Ernst Von Salomon)
Cos’è il cameratismo?
Domanda semplice ma, altrettanto complessa da esprimere sotto forma di parole.
Partendo dalla splendida “definizione” che né da Von Salomon, il cameratismo potrebbe essere definito come un vincolo di servizio gerarchico, ove per questo motivo, è l’ “inferiore” a necessitare del “superiore”.
Per questa ragione, tale servizio è anzitutto svolto da chi, gerarchicamente più qualificato, è chiamato ad un maggior sacrificio.
Il sacrificio è la sola misura dei nostri sforzi che, aldilà di vittoria o sconfitta, hanno valore solo se fatti senza aver a mente nessuna gratifica, nessuna glorificazione, materiale o relativa il nostro ego.
Non c’è uguaglianza né sopraffazione nel cameratismo, come non vi è spazio per personalismi o riduzioni collettivistiche.
Vi è invece pari dignità, sempre secondo l’ottica verticale d’una responsabilità che, dall’alto, s’infonde in tutti i militanti.
Allora, più forte degli istinti e dei sentimenti, è il cameratismo: vincolo invisibile e spirituale d’uomini che hanno deciso di condividere un comune destino, che altrimenti non poteva essere.
Medesimo fronte di battaglia, ove sacrificarsi – con Amore – per farsi Uomo.
Medesima scuola spirituale, per entrarvi come uomini, ed uscirvi come capi.