Gli Spurs e l’accusa di omofobia a Ringhio Gattuso

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Ha fatto scalpore in questi giorni l’attacco dei tifosi del Tottenham Hotspur contro Gennaro Gattuso e la possibilità che diventasse il nuovo allenatore della squadra inglese. L’assalto dei supporter del Tottenham è avvenuto con li favore delle tenebre sui social al “grido” di #NoToGattuso. Le colpe dell’ex giocatore del Milan e campione del mondo con l’Italia del 2006? Essere omofobo e razzista, o, meglio, non essersi piegato al nuovo totalitarismo ideologico gender e a questa falsa ideologia distopica.
I fun degli Spurs che si sono strappati le vesti contro Gattuso, avevano in mente diverse dichiarazione dell’allora giocatore Gattuso. Dichiarazioni in cui il giocatore si era dichiarato in favore della famiglia tradizionale. Era il 2008 e Gattuso pronunciò, in una conferenza degli Europei di allora, queste parole: “Siamo nel 2008 e ognuno può fare quello che vuole. Se mi scandalizzo? Sì, perché sono cresciuto credendo nei valori della famiglia e credendo nella mia religione e tutto questo mi sembra roba molto strana“.
Oggi, tredici anni dopo, queste parole, (tutt’oggi condivise da larga parte della popolazione mondiale), sono diventate il metro di misura per le abilità e le capacità di un grande allenatore come Gattuso. Ai tristi tifosi del Tottenham poco importano le doti calcistiche e allenatoriali dell’ex C.T. del Napoli, no, il loro metro di misura sono delle dichiarazioni vecchie di tredici anni fatte da un uomo libero, convinto e sicuro delle sue idee. Così, arrogandosi le cariche di giuria, giudici e carnefici, i fan degli Spurs sono riusciti ad evitare qualsiasi seria possibilità che Gattuso diventasse il nuovo coach del Tottenham, compiendo, di fatto, una vera e propria discriminazione all’inverso.
Ancora una volta la presunta vittima è in verità il carnefice, e la sua arma è questa falsa e ipocrita ideologia che, da anni ormai, professori universitari, ONG, associazioni culturali, grandi finanzieri e politici senza vergogna vogliono imporci con le buone o con le cattive. Se già adesso, con la scusa dell’omofobia, certe persone possono fare impedire un contratto di lavoro o far licenziare chi non si è allineato grazie alla pressione mediatica; qualora dovesse passare il DDL Zan in Italia le cose diventeranno anche peggiori. L’ideologia gender diventerà infatti l’ideologia dello Stato che dovrà quindi farla rispettare: dichiarazioni come quelle di Gattuso del 2008 potrebbero causare licenziamenti e allontanamenti da cariche pubbliche e non solo. Le distopiche visioni di film e romanzi fantascientifici come 1984 diventeranno una sempre più triste realtà. Chi persegue la Via della Tradizione sa che non bisogna mai piegarsi di fronte a queste falsità ed imposizioni ideologiche, ma bisogna continuare ad affermare la Verità poiché essa trionfa sempre.

(Tratto da calciomercato.com)

#NoToGattuso. È l’hashtag dirompente che spopola sulla rete inglese. La notizia del possibile arrivo del tecnico italiano sulla panchina degli Spurs ha scatenato i tifosi londinesi, pronti alla ribellione. Una ribellione che non si è fermata a tweet virtuali, ma si è concretizzata in un dialogo fermo e chiaro con la stessa società. Lo ha reso noto il Tottenham Hotspur Supporters’ Trust, organizzazione indipendente e no-profit volta a raccogliere il sentimento del tifo per riportarlo ai vertici del club. Una sorta di rappresentanza dei fan club che si approccia in maniera diretta con il presidente Daniel Levy e il suo staff. E così, dopo la Superlega – con la rivolta materializzatasi tra le roads inglesi – ora è il caso-Gattuso a scatenare l’ira dei tifosi.

TIFOSI COMPATTI – Andiamo con ordine. Dopo il mancato accordo con Fonseca, gli Spurs hanno avviato i contatti con Gattuso, liberatosi in quelle stesse ore dalla Fiorentina. Accordo vicino, ma solo in teoria. E solo per la dirigenza, perché a quelle latitudini occorre fare i conti con i tifosi e le loro opinioni. Espresse in modo chiaro dal già citato Supporters’ Trust: “Noi comunichiamo il sentimento dei tifosi ai decisori del Club” hanno rivelato nelle scorse ore “e lo abbiamo fatto molto chiaramente in questa occasione. Siamo consapevoli e agiamo in base alle vostre preoccupazioni riguardo ai candidati per la panchina”. 

NELL’OCCHIO DEL CICLONE – In rete, in maniera ironica, sono circolate nelle scorse ore le foto del litigio tra Gattuso e Joe Jordan: eravamo a San Siro, era il 2011. Ma l’ira dei tifosi non ha nulla a che fare con i diverbi in campo. Al centro ci sono, piuttosto, alcune frasi non gradite dal popolo inglese. Pregiudizi sulle donne, matrimoni gay e razzismo sono le accuse mosse dalla tifoseria. Occorre riavvolgere il nastro e tornare indietro di 13 anni. 

LE ACCUSE – Nel giugno 2008, durante una conferenza stampa pre-Spagna agli Europei, l’allora centrocampista del Milan commentò alcune scelte del governo iberico capeggiato da Zapatero, soffermandosi anche sui matrimoni tra persone omosessuali: “Siamo nel 2008 e ognuno può fare quello che vuole. Se mi scandalizzo? Sì, perché sono cresciuto credendo nei valori della famiglia e credendo nella mia religione e tutto questo mi sembra roba molto strana”. Come se non bastasse, ecco anche un virgolettato etichettato come omofobo dai fans Spurs. Nel 2013, durante la convivenza Galliani-Barbara Berlusconi ai vertici del Milan, Gattuso spiegò: “Mi dispiace, ma le donne nel calcio non le vedo molto bene. Io la penso così”. Ma l’accusa, dalle parti di Londra, è anche di razzismo. Sotto accusa le parole dopo lo sfogo di Boateng, che calcio la palla in tribuna durante un’amichevole contro la Pro Patria, accusando alcuni tifosi di insulti razzisti: “Da tanti anni abito a cinque chilometri da Busto e posso testimoniare che quella zona è piena di stranieri” spiegò Gattuso. “Non ho mai avuto notizia di episodi di razzismo. A Busto non sono razzisti. Quello che è successo è tutta colpa di un gruppetto di imbecilli”. Miccia che oggi ha acceso e scatenato l’ira del mondo Tottenham, pronto a opporsi alle scelte di Paratici e dei suoi collaboratori. Fino alla rinuncia definitiva: dopo la Superlega, la voce del popolo torna a farsi sentire. E a prevalere…