Ben trovati ai nostri lettori, inizieremo questa nuova stagione delle “Fiabe Tradizionali” con una una fiaba dalla cultura africana.
In queste fiabe si ritrovano i caratteri e le tradizioni tipiche di popoli gioiosi ma allo stesso tempo a contatto con dure realtà. In tutta l’Africa è possibile rintracciare all’interno della tradizione orale elementi, figure e temi ricorrenti: ciò si verifica per effetto delle migrazioni del passato o per il fatto che popolazioni, un tempo appartenenti ad un unico impero, oggi si ritrovano divise in nazioni differenti. In altri casi gli elementi introdotti dai colonizzatori, come le favole di origine occidentale, si ritrovano presso popoli molto distanti e sono entrati a far parte del patrimonio locale, in versioni adattate al contesto culturale del luogo.
I racconti provenienti dall’Africa settentrionale sahariana, ad esempio, abitata da popolazioni arabe o arabizzate descrivono un fantastico mondo popolato di incantesimi, di spiriti celesti, di eroi coraggiosi e orchi crudeli.
I racconti dell’Africa bantu (provenienti dalle foreste dell’Africa centrale o dalle savane delle zone orientali, abitate da agricoltori e pastori) offrono invece l’immagine di un mondo che lotta per la sopravvivenza, in cui i valori predominanti sono l’esaltazione dell’astuzia e della capacità di adattarsi alle situazioni, in cui per la stabilità sociale acquistano un’importanza vitale i valori dell’ospitalità, della lealtà, della generosità.
La parola che associamo a questa fiaba oggi è: purezza di cuore.
C’era una volta un re che aveva una figlia ammirata da tutti per la sua bellezza e bontà.
Molti venivano a offrirle gioielli, stoffe preziose, noci di kola, sperando d’averla come sposa. Ma la giovane non sapeva decidersi.
– A chi mi concederai? – chiese a suo padre.
– Non so – disse il padre – Lascio scegliere a te: sono sicuro che tu, giudiziosa come sei, farai la scelta migliore.
– Facciamo così – propose la giovane – Tu fai sapere che sono stata morsa da un serpente velenoso e sono morta. I membri della famiglia reale prenderanno il lutto. Suoneranno i tam-tam dei funerali e cominceranno le danze funebri. Vedremo cosa succederà.
Il re, sorpreso e un po’ controvoglia, accettò.
La triste notizia si diffuse come un fulmine. Nei villaggi fu un gran parlare sommesso, spari di fucile rintronavano in segno di dolore, mentre le donne anziane, alla porta della stanza mortuaria, sgranavano le loro tristi melopee. Ed ecco arrivare anche i pretendenti della principessa. Si presentarono al re e pretesero la restituzione dei beni donati.
– Giacché tua figlia è morta, rendimi i miei gioielli, le stoffe preziose, le noci di kola.
Il re accontentò tutti, nauseato da un simile comportamento. Capì allora quanto sua figlia fosse prudente.
Per ultimo si presentò un giovanotto, povero, come appariva dagli abiti dimessi che indossava.
Con le lacrime agli occhi egli disse:
– O re, ho sentito la dolorosa notizia e non so come rassegnarmi. Porto queste stoffe per colei che tanto amavo segretamente. Non mi ritenevo degno di lei. Desidero che anche nella tomba lei sia sempre la più bella di tutte. Metti accanto a lei anche queste noci di kola perché le diano forza nel grande viaggio.
Il re fu commosso fino al profondo del cuore. Si presentò alla folla, fece tacere ogni clamore e annunciò a gran voce:
– Vi do una grande notizia: mia figlia non è morta. Ha voluto mettere alla prova l’amore dei suoi pretendenti. Ora so chi ama davvero e profondamente mia figlia. E’ questo giovane! E’ povero ma sincero.
Dopo qualche tempo si celebrarono le nozze con la più bella festa mai vista a memoria d’uomo.
I vecchi pretendenti non c’erano e non si fecero più vedere.