Jo Squillo indossa un burqa (fasullo) pro-donne afghane. Ma raccoglie solo trash e audience.

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Durante l’ultima puntata del Grande Fratello Vip – programma tra i più trash della televisione italiana – è andata in onda, ancora una volta, la volgarità e la strumentalizzazione più bieca.
Jo Squillo ha indossato un burqa (che, in realtà era un niqab) per protestare a favore delle donne afghane. Quella che doveva essere una manifestazione di solidarietà è stata, invece, l’ennesimo atto spicciolo e a buon mercato, per racimolare like e visibilità ad un programma cotto e una soubrette altrettanto in cerca di audience.
Un gesto inutile, frutto di una visione unilaterale, stereotipata e decisamente superficiale che generalizza e appiattisce ogni serio ragionamento sulla situazione afghana.
Un gesto che strizza l’occhio ad una certa islamofobia. Infatti, pensare che da un programma televisivo dove le donne rappresentate sono ex-vip (riempite di silicone in abiti ai limiti del buongusto, e visi tiratissimi dai tanti troppi ‘ritocchini’) si possa pontificare e migliorare la condizione delle afghane, significa non capire che probabilmente quelle stesse donne reagirebbero a quello spettacolo Tv indignandosi molto di più di quanto le “Jo Squillo di turno” non potrebbero fare vedendo le afghane indossare il burqa.
Quella stessa Jo Squillo che oggi, paladina di un certo femminismo internazionalista, aveva iniziato la sua carriera negli anni ’80 anche grazie a canzoni ‘punk’ come “Violentami sul metrò” (quando, cioè, non era molto di moda il tema delle violenze sulle donne).
La protesta di Jo Squillo non è la prima che propone un uso mediatico e implicitamente islamofobo del burqa.
Ad Agosto, a Milano, una sedicente artista aveva esposto in piazza una statua di donna crocifissa col burqa ed anche in quel caso si era confuso il niqab col burqa (…dev’essere proprio difficile prendersi la briga di studiare un po’ ciò contro cui si protesta!).
Qualche giorno fa, invece, Kim Kardashian si era presentata completamente velata e vestita tutta in nero, col volto coperto ma in un vestito così attillato da far vedere per bene le natiche siliconate che l’hanno reso celebre. Mentre come attivista dei diritti delle donne ci risulta essere un po’ meno nota…
O come non ricordare la deputata americana Carolyn Maloney, che nel 2001 indossò un burqa al Congresso americano denunciando il trattamento delle donne in Afghanistan, per legittimare così i bombardieri Usa che di lì a poco avrebbero sganciato le bombe addosso a quelle stesse donne che dicevano di voler liberare.
Insomma, è davvero difficile parlare di solidarietà di fronte a tutto questo. Un tempo si sarebbe più prosaicamente parlato di buffonate.

www.ilfattoquotidiano.it – La cantante e attivista milanese lascia tutti senza parole indossando il niqab per tenere alta l’attenzione sulla situazione delle donne in Afghanistan. Ma sui social scoppia la polemica: “Siparietto imbarazzante”