«Lavora indefessamente sulla disillusione e il disappunto […] il Nemico permette che un disappunto di tal genere si presenti sulla soglia di ogni sforzo umano. […] In ogni settore della vita esso segna il passaggio dalla sognante aspirazione alla fatica del fare».
(Le Lettere di Berlicche, C.S. Lewis – ed. Mondadori)
Utilizzando un famoso detto popolare, si potrebbe dire che Berlicche insegna a Malacoda che nel mondo degli uomini “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”. Un mare di disillusione lungo il quale affrontare gli inganni del Diavolo.
La sensazione di disappunto e il dubbio del “chi me lo fa fare?” sono parte della condizione di libertà in cui vive l’uomo. La scelta di intraprendere un percorso di elevazione spirituale non è una costrizione né può essere perseguita per imposizione esterna ma è una libera scelta da confermare ogni giorno, davanti a ogni difficoltà e superando ogni dubbio.
Lungo il percorso di qualificazione personale si insinuano le tentazioni luciferine, quelle sensazioni di insoddisfazione e quei turbamenti che possono indurre l’uomo alla resa.
Chi è disilluso si ritiene diverso (e spesso migliore) rispetto agli altri, perciò non è disposto a lavorare su di sé in nome di qualcosa che ancora non conosce. L’uomo senza Fede manca dell’umiltà per rinunciare ai propri attaccamenti.
Nella dimensione militante, la sensazione di disillusione è espressa bene nel “Capo di Cuib” con le tre prove legionarie. Dopo la Montagna della Sofferenza e la Foresta delle Fiere Selvagge, l’ultima delle tre prove da superare è infatti la Palude dello Scoramento.
Chi aspira a intraprendere un percorso di elevazione spirituale deve avere il coraggio e la fede per superare gli ostacoli posti lungo il cammino. Soltanto con umiltà e dedizione si possono sopportare dolore, emarginazione e sconforto.
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