In Inghilterra l’odio e la violenza dei collettivi trans non conosce limite. Alcuni giornalisti e attivisti trans sono arrivati a pubblicare l’indirizzo di casa di J. K. Rowling, esponendo lei e la sua famiglia a una valanga di minacce di morte.
L’autrice di Harry Potter è da tempo nel mirino degli attivisti Lgbt per aver preso le difese di diverse donne licenziate o isolate per aver contestato il cuore dell’ideologia gender, ovvero l’identità di genere fluida che permetterebbe a un uomo di dirsi ‘donna’ anche se – in realtà – non lo è.
La Rowling ha coraggiosamente ingaggiato una mite e pacifica battaglia culturale, fatta innanzitutto di tacita resistenza, contro l’eliminazione del sesso biologico quale parametro per distinguere tra uomini e donne.
Il ragionamento della scrittrice inglese è schiettamente progressista, e non fa una piega: le donne subiscono discriminazioni e violenze ovunque nel mondo in ragione del loro essere biologicamente femmine, tanto è vero che, ad esempio, in Asia centinaia di milioni di donne sono selettivamente sterminate nel grembo materno tramite aborto appena è visibile la coppia di cromosomi XX.
Se si elimina dal dibattito la rilevanza del dato sessuale biologico e lo si sostituisce con quello fittizio dell’identità di genere, si smetterà di considerare quelle discriminazioni e quelle violenze come “contro le donne”, visto che “donne” saranno considerati anche individui di sesso XY — cioè uomini.
Sembra però che la Sinistra abbia ormai più a cuore la causa delle discriminazioni nominali verso gli uomini-che-si-sentono-donne piuttosto che quella delle discriminazioni carnali e reali delle donne che sono donne.