
L’uomo moderno oramai da numerosi secoli si trova a vivere nella condizione di naufrago, di colui cioè rimasto vittima dell’affondamento della nave che lo conduceva verso il “porto sicuro” di un’esistenza ordinata secondo i principi tradizionali, che ne scandivano un tempo i ritmi naturali d’esistenza, sottoponendolo alle dolorose prove derivanti da un vero e proprio fallimento e rovina esistenziali, conseguenza del venir meno e dell’occultarsi di ogni riconoscibile autorità superiore, da cui ricavare le necessarie indicazioni e gli indispensabili orientamenti, relativi alla singola condizione spirituale di ognuno degli appartenenti ad una determinata comunità umana.
Le antiche autorità spirituali ortodosse e quelle politiche legittimate dall’alto, progressivamente decadute nel tempo e ridimensionate in seguito al processo dissolutivo che ha interessato tutte le società umane, fino a farle sparire del tutto nell’attuale mondo profano, hanno abbandonato l’uomo in balia delle onde procellose di un mare in tempesta, mentre solo parti di relitti precari e fortunosi sono rimasti ad offrire un minimo appiglio — sotto forma di antichi testi sacri e delle residue testimonianze delle guide e dei maestri portatori di insegnamenti sempre meno intellegibili per un uomo reso ottuso ed insensibile dal proprio decadimento interiore — che per molti hanno rappresentato l’unico appoggio disponibile per sfuggire alla completa sommersione e al soffocamento definitivo; il tutto in coincidenza con un inevitabile periodo di oscuramento, che deve necessariamente precedere ogni futura rigenerazione cosmica e universale.
Va infatti ricordato che in numerosi di quei testi sacri tradizionali appena ricordati si narrano episodi legati al tracimare e al prevalere delle acque inferiori (quelle terrestri, relative alla corrente samsarica del divenire dispersivo, che espone al potere dissolvente dei gorghi e dei mulinelli di uno psichismo malato, oscuro e distruttivo, e che attira con crescente potere e rinnovata violenza verso il fondo dell’abisso; alle quali si contrappongono, tuttavia, le acque superiori o celesti delle influenze spirituali), sotto forma di diluvio universale, visto da René Guénon come il momento in cui «lo stato anteriore del mondo viene distrutto per far posto a un nuovo stato».
Non sarebbe allora del tutto azzardato ipotizzare un significato non solo negativo dello stato di naufrago che l’uomo dei tempi ultimi è costretto ad attraversare e subire, qualora questo dovesse contribuire a ricondurlo ad una condizione di purificazione e di riconquista di condizioni di normalità, le quali non è pensabile che possano essere ottenute senza il passaggio — possedendone le capacità e le qualificazioni — attraverso un pericoloso ed accidentato percorso catartico di morte e rinascita, che gli consenta di liberarsi in via definitiva dalle sedimentazioni inferiori e dalle dipendenze congenite dalla più marcata materialità e del più grossolano appesantimento interiore, per ristabilire l’agilità dello Spirito, indispensabile a compiere il balzo finale verso l’Assoluto.