Già vecchio, già passato e al tramonto. Fase discendente della parabola del successo per Achille Lauro. Strano? Non ci credete? La prova è lì, la si vede bene. Anzi, la si sente.
Tra gli applausi scroscianti per la sua ultima esibizione, questo omuncolo ha già cantato come il cigno che muore. Ora tutti lo applaudono, ma non sanno vedere oltre. Applaudono perché ha ‘avuto le palle’ di infangare anche l’ennesimo Santo Sacramento – inscenando un battesimo nero e inquietante sul palco dell’Ariston – ma non capiscono due cose.
Primo, il Sacro non si tocca. Ma non nel senso che “guai a chi lo tocca”, bensì nel senso che proprio il Sacro non si può toccare: puoi fare quello che vuoi, Achille, per offendere il Principio, ma tu resti una carogna, mentre Lui resta Lui, più splendente che mai.
Secondo, Achille non sa più cosa inventarsi. I Santi Sacramenti finiranno, le putride offese alla Religione Cattolica si diluiranno nella corruzione moderna dei costumi (Charlie Hebdo ha saputo fare ben peggio di te, Achille… E la gente ancora li applaude).
Ma tu, Achille, finita questa banle pagliacciata non avrai altro con cui occupare il palco dell’Ariston e finirai a 50 anni (se ci arrivi), pieno di tatuaggi, sudato e obeso, rinchiuso nella casa del Grande Fratello provando ad alzare qualche spiccio per pagarti il parrucchiere.