Home Fuoco FUOCO | Quattro chiacchiere con “radical chic boriosi” 
Smontare il politicamente corretto? Si può fare, e lo si può fare soprattutto con l’arma dell’ironia e della satira, passo dopo passo, a colpi di Like. Ne è convinto Alessandro creatore ed amministratore della seguitissima Pagina Facebook ‘Radical Chic Boriosi’ con il quale abbiamo scambiato quattro chiacchiere, dopo esserci già confrontati con altre Pagine di satira non conforme, come Camemerati e Sinistra Cazzate e Libertà.
Alessandro, partiamo dal nome della Pagina: ‘Radical Chic boriosi’. Il nome, infatti, è già un programma. Ma per chi non vi conosce potete dirci chi siete e come nasce questo progetto?
Il progetto nasce nel lontano 2015, sulla scorta della retorica giornalistica e istituzionale a seguito degli attacchi di Charlie Hebdo. Fece uno strano effetto vedere la stessa gente, che sia prima che dopo ha sempre utilizzato l’arma della censura, battersi il petto in nome della libertà di stampa e pensiero. Così come fu assurdo non riuscire a citare mai l’estremismo islamico che serpeggia nel continente, pur di fronte all’evidenza, in quanto scomodo rispetto alla propria agenda politica. Così decisi di creare la Pagina, e di prendere di mira il doppiopesismo ideologico che personalmente ho sempre riscontrato nella sinistra progressista che governa i maggiori governi occidentali (e, a onor del vero, anche di quelli che dovrebbero essere gli avversari). Ho sempre gestito personalmente la pagina, sono un ragazzo di 26 anni, all’epoca studente universitario. Ho avuto l’aiuto di diversi collaboratori, ma per vari motivi non sono mai rimasti in pianta stabile.
A guardare l’orizzonte politico italiano ed europeo, destra e sinistra sono ormai categorie inesistenti, polverizzate dalla montante democrazia liquida e dal totem del pensiero unico. In questo scenario la sinistra post-ex-comunista si è adattata e antropologicamente evoluta nel ‘Radical chic’: ma chi è, appunto, il ‘Radical chic’ che avete in vista?
Premetto che ‘radical chic‘ è una definizione piuttosto generica, ma d’altronde non credo si possa pretendere esaustività da una pagina umoristica che si occupa di meme. Un tempo il radical chic era il marxista al caviale, che pontificava su espropri proletari e rivoluzioni armate dall’alto dei suoi attici a Manhattan. Oggi le tematiche marxiste sono passate in sordina, è più in generale possiamo dir che il radicalista chic è colui che utilizza presunti ideali ‘superiori’ per ergersi su un piedistallo morale rispetto alla collettività legittimando così la propria autorità politica a discapito del pluralismo e quindi della democrazia. In una parola, la sinistra post-marxista occidentale. Io contesto dalla fonte l’esistenza di un tale piedistallo, e nel mio piccolo cerco di smascherare le ipocrisie che una tale impostazione mentale finisce col generare.
A parte il già citato tipo umano ‘Radical’, quali sono gli altri totem che vorreste abbattere e contro cui vi scagliate?
In generale, l’avversario e l’oggetto della pagina non è il singolo esponente politico o mediatico che rientra nella definizione. Nel corso degli anni ho cercato infatti di dare spazio a una visione del mondo e della politica alternativa rispetto alla direzione inesorabile che sta prendendo la storia del nostro continente (e la pandemia le ha dato il colpo di grazia). Non mi definirei un ‘sovranista’, e non mi rispecchio nei partiti di centrodestra. Ma come me, esistono molti altri che, senza etichette preconfezionate, si oppongono alla narrativa imperante di stampo liberale, neo-ambientalista e progressista, ed è a loro che mi rivolgo.
Oltre all’obiettivo di far sorridere con post e meme – in cui molti si riconoscono – c’è altro che vi ponete come scopo? Vi accontentate di Like e di strappare qualche risata, oppure, c’è uno scopo della vostra satira?
Nessuno scopo ulteriore rispetto a quello anzidetto. Il mio lo considero un blog personale “sparso”, diviso tra Facebook e Instagram, e l’unico scopo è dare sfogo ai miei pensieri e a quelli di chi decide di seguirmi.

Nonostante vorrebbero farci credere che la censura sia roba da regime nordcoreano o giù di lì, come anche altre Pagine di satira anticonformista italiane anche ‘Radical chic boriosi’ è stata oggetto di censura, gratuita e preventiva. Dal 2018, anno della prima chiusura della vostra pagina avete subito altri atti di censura?
Piccole segnalazioni o rimozioni di post. Ci tengo a dichiarare che non abbiamo mai pubblicato alcun contenuto davvero discriminatorio o offensivo, ma in questo siamo stati penalizzati dall’algoritmo, che riconosce certe parole o certe immagini come potenzialmente pericolose, a prescindere, e quindi le elimina. Il problema però è che dopo la terza o quarta rimozione, si passa al ban della pagina, cosa che appunto accadde alla mia. Negli anni comunque ho imparato ad aggiustare il tiro e non è mai più stato bannato alcun post/meme.
Nati su Facebook siete poi sbarcati anche su Instagram. Avete in mente di uscire anche su altri canali digitali?
Magari proprio per aggirare la censura ‘democratica’… Ho provato a spostarmi anche su Twitter, Telegram e YouTube. Purtroppo non facendolo di mestiere ed essendo solo, quei progetti si sono arenati. E francamente lo preferisco così
Parlando con altre Pagine che come voi fanno satira politicamente scorretta, ci siamo soffermati su di un aspetto più tecnico della strategia di comunicazione. Voi quali tecniche satiriche – e non – impiegate?
Personalmente non seguo alcuna strategia. Semplicemente come tante altre pagine di meme capita di sfruttare l’onda del tormentone del momento, che magari dopo una settimana tutti dimenticano. Poi ci sono gli scambi di pubblicità, le stories, le pubblicazioni ad orari ‘tattici’, ma niente di veramente organizzato.

Andiamo dietro le quinte. Quanti messaggi privati ricevete al giorno? E cosa vi chiedono i vostri follower? E a proposito di follower, avete degli hater?
Hater devo dire molto pochi. Per lo più profili falsi che usano parolacce e insulti in privato o nei commenti, ma li silenzio senza dargli alcun peso. Quanto ai follower, devo dire che su Instagram sono molto attivi. Ho anche alcuni ‘fedelissimi’ che ormai conosco personalmente, e mi fa un immenso piacere essere oggetto della loro stima. I messaggi che ricevo dipendono dal momento: se quel giorno pubblico storie o post interessanti, vengo bombardato anche da decine e decine di messaggi che non riesco a leggere. Soprattutto quando uso il format Q/A, permettendo a tutti di farmi domande di attualità e politica. Quello genera tantissimo engagement e al di là di quello, mi fa sentire molto apprezzato. Ma non è possibile fare una stima quotidiana.
Vogliamo salutarci con una domanda sul futuro e di scenario. Come vi immaginate il futuro dei social network?
Siamo destinati a restare sempre più vittime degli influencer di turno o ci sono degli spazi ‘alternativi’ che, pure, possiamo sfruttare su questi strumenti?
Credo che per pagine come la mia ci sia sempre meno spazio e non ne faccio questione di politica, riguarda un po’ tutti quelli che si occupano di temi storici/sociali/geopolitici e così via. Facebook e Instagram hanno potenziato l’algoritmo per favorire foto e post ‘comuni’, di momenti di vita degli utenti, con poco spazio per le discussioni interessanti, o per argomenti divisivi. Non so se è un bene o un male. Il problema è che un influencer, magari diventato famoso su tematiche di moda o cibo, può improvvisarsi politico e sfruttare il pubblico ottenuto per altre vie, oltre a poter facilmente ‘vendersi’ a chi vuole utilizzarlo per quello. E questo lo trovo molto scorretto. In ogni caso esorto tutti coloro che siano interessati alle questioni che ho cercato di esprimere in questa intervista a esporsi di più e a non vergognarsi di condividere contenuti riflessivi o potenzialmente polemici. La vita è anche questo, ed è giusto esprimere sempre la propria personalità con i mezzi che abbiamo a disposizione, se fatto nel rispetto reciproco.