«Non è la fatica in quanto tale che produce l’ira, ma richieste inaspettate che si esigono da un uomo già stanco».
(Le Lettere di Berlicche, C.S. Lewis – ed. Mondadori)
In questa sua lettera il diavolo esperto Berlicche spiega al nipote e apprendista Malacoda come la fatica, usata accuratamente, possa essere uno strumento utile per sopraffare l’uomo.
Nella giusta misura la fatica può consentire all’uomo di ritrovare una certa calma e persino di avere delle visioni. Quando la fatica è in dosi moderate può gettare le basi per un comportamento irascibile.
È, per paradosso, l’eccesso di fatica a portare all’esaurimento, non all’ira. Questa, infatti, è prodotta non tanto dalla fatica quanto da richieste inaspettate che vanno a sovraccaricare un uomo già stanco.
A tal proposito Berlicche prosegue la sua lettera scrivendo: «Gli uomini di solito sentono che una tensione non si sarebbe potuta sopportare più a lungo nel momento stesso che termina, o quando pensano che stia cessando».
Il disappunto per un attesa che si protrae più di quanto previsto, e la percezione esagerata di stanchezza quando si pensava di aver già dato tutto, possono, infatti, trasformare un uomo stanco in un uomo irato.
Un uomo esausto – non stanco – è di solito mansueto ma non per questo sano. Un esaurimento prolungato mina la salute. In molti casi di stress da lavoro, o in periodi di forte pressione oppure quando non si riposa abbastanza, la salute peggiora.
È questa la “malattia moderna” di cui il Diavolo vuole far ammalare l’uomo servendosi di inconsapevoli alleati: il traffico dell’ora di punta, il clima di tensione sul lavoro, il capo che mette pressione psicologica, le scadenze sempre più stringenti, lo stravolgimento dei ritmi biologici, il lavoro sedentario affiancato all’assenza di un’attività sportiva, turni di lavoro infiniti o la reperibilità fuori ufficio a qualsiasi orario, e così via.
Quando tutto ciò distoglie l’uomo dalla cura di sé, dalla ricerca di un centro che ponga in equilibrio i vari aspetti della vita, si diventa nervosi, stressati e trascurati fino a cedere agli attacchi d’ira.
Molto spesso è l’uomo stesso a rendersi vittima e carnefice, facendo così il gioco del Diavolo. L’ambizione spinta all’estremo, la ricerca disperata del successo personale, il desiderio morboso di fare carriera, rendono un uomo il peggiore sfruttatore di se stesso fino all’orlo dell’isteria.
Nella società attuale, si è chiamati quotidianamente a rispettare le regole del gioco che vorrebbero tutti iper produttivi. È importante riconoscere questo aspetto della vita per quello che è: un gioco, appunto.
Per mantenersi in equilibrio è fondamentale trovare un criterio, un’armonia in tutto ciò che si fa. Ciò che conta, infatti, è vivere con dignità, occupandosi della qualità delle proprie opere piuttosto che della quantità.