«La fede dovrà dipendere dall’uomo, dalle sue esigenze e non l’uomo dalla fede e dalla sua cogenza. Sarà l’uomo a giudicare la fede e non la fede la vita dell’uomo. […] Ciò a cui dobbiamo puntare è una Chiesa che navighi nella confusione. […] Dove tutto è interpretabile. […] Dove tutto in fondo è relativo».
(Messer Arcibaldo – Lettere di un esperto diavolo a un apprendista tentatore, S.M. Lanzetta – ed. Fede & Cultura)
L’esperto diavolo Arcibaldo indica al suo allievo Polliodoro come, tra le varie tecniche per sovvertire la fede e neutralizzare la Chiesa sulla terra, la più efficace sia rappresentata dal relativismo.
Esso, infatti, ammette che l’uomo, in quanto dotato di intelletto e di libero arbitrio, può scegliere quale verità (e così quale fede) sia più aderente alle proprie percezioni, convinzioni e comodità. Ecco perché esistono tante verità, tante dottrine e tante chiese, quanti sono gli uomini.
Le moderne tendenze razionaliste e scientiste facilitano questo processo di atomizzazione della Chiesa e di rinnegamento della Fede, in nome della libertà e del rinnovamento. Allo stesso modo la visione egualitaria dell’esistenza consente a chiunque di avere voce in capitolo su qualsiasi cosa.
L’attacco frontale alla Fede comporta la scomparsa di verità assolute e di dogmi universali. Non esistendo più la Fede ma tante e nuove fedi, ognuno potrà costruirsi la propria chiesa a negazione dell’Assoluto.
Il risultato di questa mancanza di discernimento dell’autentica Verità porta allo smarrimento e alla perdita di riferimenti, come colui che nel cambiare la strada vecchia per quella nuova si ritrova disorientato sul ciglio del burrone.
La ricerca di una fede senza vincoli, abile a far tutto e aderente a ogni capriccio dell’uomo consente qualunque cosa ma comporta la perdita di quel Centro che ricollega alla vera essenza e grazie al quale vivere una vita ordinata e rispondente ai valori autentici.
Il relativismo fornisce le scuse attraverso le quali giustificare le scelte di comodo e con cui potersi costruire la verità che più aggrada per non mettersi in discussione e non dover compiere delle scelte.
Invece, la Fede autentica – quella per cui vale davvero la pena di vivere e morire – non è accomodante, di parte né soggetta ai cambiamenti del tempo ma oggettiva, universale e assoluta.