Guerrieri d’Europa | Janos Hunyadi, il cavaliere bianco

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La storia del nostro Continente è costellata da innumerevoli di esempi di valore incarnati da altrettanti di eroi che si sono distinti in battaglia, indipendentemente da vittoria e sconfitta.  

Riscoprirne le gesta è un dovere e l’obiettivo di questa rubrica a cadenza mensile.


A Varna, in Bulgaria il 10 novembre 1444 si combatté una battaglia fondamentale per l’Europa. Il Papa Eugenio IV l’anno prima aveva indetto una crociata contro i turchi, che ormai da anni stavano penetrando in Europa. Una serie di piccoli scontri portarono i crociati (per la maggior parte composti da Stati Est Europei) a quella battaglia. Da una parte vi erano gli ottomani, comandati da Murad II; dall’altra i crociati, in particolare i polacchi e gli ungheresi. 
Nonostante il rapporto di forze totalmente a favore degli ottomani (20.000/30.000 cristiani contro 60.000 turchi), i cristiani sembravano vincere soprattutto grazie ad un importante, anzi, fondamentale, generale ungherese che si rivelò un vero tormento per i turchi: Janos Hunyadi. Purtroppo un attacco, coraggioso quanto sconsiderato, del Re di Polonia Ladislao III mandò in frantumi i piani dei cristiani, consentendo ai  turchi di avere la meglio. 
Ma torniamo a parlare di quel valoroso generale: Janos, ungherese di origine valacca, nacque nel 1407, . Fin da giovane aveva seguito il Re d’Ungheria (nonché imperatore del Sacro Romano Impero) in varie guerre, tra cui le guerre hussite di repressione dell’eresia promulgata dal boemo Jan Hus, in cui Janos si distinse. Dopo un periodo in cui riuscì a rafforzare il suo potere in terra magiara, alla fine degli anni ‘30 del XV secolo divenne il faro della resistenza cristiana nell’Europa sudorientale. Tra il 1442 e il 1443 Janos riuscì con una serie di vittorie in netta inferiorità numerica a far arretrare i turchi fino alle “porte di ferro”, una profonda gola tra i confini di Romania e Serbia. All’inizio della crociata indetta dal Papa fu proprio lui a liberare i Balcani, ma, come detto, a Varna i crociati persero e lo stesso Janos fu quasi catturato. 
Alla morte del Re di Polonia (che ricopriva anche la carica di Re d’Ungheria) in Ungheria succedette un periodo di anarchia terminato solo con l’elezione di Janos a reggente del Regno. Dopo una serie di guerre contro l’Imperatore (era quasi arrivato a Vienna) e contro la Valacchia, successivamente  assoggettata all’Ungheria, Janos fu nominato dal Re (già liberato dallo stesso Janos) capitano generale del Regno. 
Alla conquista turca di  Costantinopoli, nel 1453, il prossimo obiettivo del Sultano era proprio l’Ungheria. Ma doveva fare i conti col Cavaliere Bianco, che, ormai assurto a vero simbolo della cristianità, inflisse un’altra cocente batosta ai turchi in quel di Belgrado. 
Janos morì nel 1556 a causa della peste. Ancora oggi in Ungheria è considerato un eroe nazionale ed è raffigurato in tutta la sua fierezza sopra un imponente colonna in Piazza degli Eroi a Budapest, una delle più importanti della Capitale.
L’esempio che ci giunge da questo prode cavaliere è sicuramente quello della difesa dei confini e della lotta al servizio di una visione del mondo sacra da cui nasce il vero Eroe, (altroché super-eroi hollywoodiani!) facendo attenzione,  però, a non cadere in un islamofobia il cui unico risultato possibile è quello di rendere cieco l’uomo davanti al vero nemico: la sovversione.
Come chiarito da Evola a proposito della “guerra occulta”, infatti, la contrapposizione frontale tra due forme tradizionali ugualmente legittime – in questo caso, Cristianesimo ed Islam, nasconde quasi sempre la mano dei nemici del Sacro, che dal reciproco indebolimento di entrambi i fronti non traggono che giovamento.