Riscoprire Knut Hamsun

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Ripubblichiamo con piacere le considerazioni su uno degli autori più straordinari del secolo scorso, la cui unica colpa, comune a molti tra le più grandi figure della storia recente, fu quella di essere coerente nonostante tutto, di difendere i sacri ed eterni valori di Verità e Giustizia anche contro quella stessa società decadente che pochi anni prima lo consacrò sull’altare della letteratura moderna con un premio Nobel.

L’attuale mondo moderno è così decadente e privo di anima, che basta semplicemente alzare lo sguardo per avere dinanzi  l’immane deserto d’asfalto.
Al posto di cattedrali, templi, teatri si vedono svettare solo palazzi, hotel, banche e borse. Questo è proprio l’esempio più lampante del trionfo della società mercantilistica, dove a far da padrone è solo il culto e la ricerca di mammona.
Cosa resta dunque della cultura?, come può l’anima nutrirsi?.
Della cultura resta poco o nulla ovvero una cultura d’asfalto piatta, banale e sterile. Ergo l’anima muore, diventando un semplice orpello.
La tv, arma di distrazione di massa, sforna programmi di bassa levatura a più non posso e la massa vile ne resta così presa, che riesce a  dimenticare i vari problemi diventando però un semplice automa.
In questo secolo di regresso è necessario aggrapparsi ai modelli di virtù, che nonostante tutto non si sono mai arresi. Uno di questi modelli è senza ombra di dubbio Knut Hamsun.
Knut Hamsun è stato una pietra miliare della letteratura del XX secolo, autore dottissimo e poliedrico ha avuto come colpa quella di denunciare il mendace spirito mercantilistico, compiendo per ben due volte una scelta forte ovvero appoggiare nelle due guerre mondiali la Germania. Questa scelta ha fatto si che il narratore norvegese subisse alla fine della II guerra mondiale una vera e propria damnatio memoriae.
Non sempre il giudizio della storia è giusto, soprattutto se quest’ultimo è espresso da coloro che hanno vinto, i quali per ben ovvie ragioni vogliono cancellare ogni residuo di idea o pensiero degli sconfitti.
Knut Hamsun risulta per l’attuale cultura come l’acqua santa per il diavolo, ragion per cui vale la pena assolutamente riscoprirlo e fare tesoro dei suoi insegnamenti.
Il caleidoscopico autore norvegese ha dato alla luce numerosi libri, tra cui “ I frutti della terra”, che gli è valso il premio nobel  nel 1920. Fin qui non ci sarebbe nulla di pericoloso per la cultura d’asfalto moderna, ma se si analizza più a fondo le sue opere ecco apparire il suo messaggio così importante.
Knut Hamsun ha sempre amato la vita agreste e semplice disprezzando però allo stesso tempo l’affermarsi del capitalismo, con annessa industrializzazione forzata. Il suo sano amore per la vita contadina legata al suolo ed alla stirpe appare oggi un messaggio di speranza, ma soprattutto di tradizioni e valori lasciati cadere nell’oblio.
Infatti alla base della vita di un popolo vi è l’alimentazione legata indissolubilmente all’agricoltura quindi al suolo. Inoltre dalla società contadina è possibile imparare tanti altri valori quali il matrimonio, l’amore per i figli, quindi lo spirito di formar famiglia ed infine anche l’amore per il duro lavoro che ripaga sempre delle fatiche donando meravigliosi frutti.
Tutto questo è descritto con maestria da Knut Hamsun  tanto è vero che pare di vedere, a chi lo sta leggendo gli enormi terreni coltivati, la lotta con la natura, il calore del focolare e la gioia  del raccolto. Di contro però Hamsun non le manda a dire certo al capitalismo apolide ed al suo insensato mercantilismo incarnato dall’Inghilterra. Secondo l’autore, questa plutocrazia mercantilistica distrugge le solide basi di uno stato nazionale poiché  mercifica ogni singola cosa e cerca di massimizzare il più possibile.
Così facendo si fa pian piano morire il ceto medio artigianale ed il contadino visto che, con la nascita dei grandi magazzini, si possono trovare ogni sorta di merce ai prezzi più irrisori. Quello che a prima vista sembrerebbe un bene è in realtà un male per l’autore perché se si estingue l’artigianato ed il contadino la nazione perde la sua autonomia, e diventa così dipendente dall’estero.
Inoltre i valori di famiglia e nobiltà del lavoro si perdono nella società capitalista infatti la famiglia è spesso vista come un vincolo e come un’entità sia  regretta sia chiusa. Mentre il lavoro non può essere nobilitante per il plutcrate-borsanierista il suo fine è difatti l’accumulo di merci, denaro e voluttà.
Dunque si arriva bene a capire il motivo per cui Knut Hamsun ha subito una damnatio memoriae alla fine della II guerra mondiale, la quale a maggior ragione resiste ancora adesso.
Il capitalista non può tollerare che esita un mondo diverso da suo e non può di certo capire come il lavoro possa nobilitare e rendere felici. Quindi il più grande atto che si può fare verso questo grande scrittore è oltre a faro uscire dall’oblio, fare propri i suoi insegnamenti propagandandoli, nel senso proprio del termine propangere ovvero seminare alle giovani generazioni affinché  l’uomo possa finalmente ritrovare se stesso e vivere in armonia.

Ulex