
(a cura della Redazione di AT)
René Guénon, in “Metafisica Orientale”, è granitico nel provvedere “a rettificare alcune interpretazioni errate che si sono diffuse per quanto riguarda il termine «Yoga»; non si è forse talvolta preteso, in effetti, che ciò che gli indù denominano con tale parola è lo sviluppo di certi poteri latenti dell’essere umano?
Quanto abbiamo detto è sufficiente a far vedere che tale definizione deve essere respinta. In realtà la parola «Yoga» è quella che noi abbiamo tradotto il più letteralmente possibile con «Unione»; quello che essa indica in modo proprio è perciò lo scopo supremo della realizzazione metafisica; e lo «Yogi», a volerlo intendere nel suo significato più rigoroso, è unicamente colui che ha raggiunto questo scopo.
È a ogni buon conto vero che, per estensione, questi stessi termini sono in certi casi applicati anche a stadi preparatori all’«Unione», o anche a semplici mezzi preliminari, e all’essere che è arrivato a tali stadi o che si serve di simili mezzi per pervenirci.
Ma come si fa a sostenere che una parola il cui significato originario è «Unione» possa indicare propriamente e prima d’ogni altra cosa degli esercizi di respirazione o qualche altra cosa di questo genere?
Simili esercizi e altri, fondati generalmente su quella che possiamo chiamare la scienza del ritmo, figurano effettivamente fra i mezzi più usitati in vista della realizzazione metafisica; ma non si vada a prendere per il fine ciò che è soltanto un mezzo contingente e accidentale, e non si prenda – analogamente – per il significato originario di una parola quella che di essa non è se non un’accezione secondaria e più o meno deviata”.
Ancora siete entusiasti dei vostri esercizi in palestra? Per non parlare delle pericolose aperture comportate dalla pratica errata e inconsapevole di tecniche millenarie. Ma anche questo contribuisce a insozzare l’anima dell’uomo moderno.