Vires VS Virus • pillole tradizionali contro il contagio della paura 62

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«Soltanto chi è stato prescelto dalla morte, mentre vomita sangue e si comprime le budella, scopre la verità – e cioè che non esiste l’orrore della morte. Il proprio corpo gli appare come uno strumento ormai vano e inutile, che egli getta via». 
(Cittadella, Antoine de Saint-Exupéry – AGA Editrice)
Il corpo non è altro che il guscio esterno dell’anima, un recipiente logorato dalle ferite della guerra, da una malattia incurabile o dall’età avanzata. Mentre il corpo muore, l’anima è sollevata di potersi liberare di tutti i dolori e i bisogni corporei.
Ciò che resta sulla terra è qualcos’altro rispetto all’anima, è un oggetto inanimato, è materia. Tutto ciò che un tempo serviva a nutrire quella carne, ad adornarla e ad appagarla, con la morte diventa superfluo.
Mentre il corpo muore, l’anima si libera del corpo morente e dei suoi peggiori vizi coltivati per una vita intera. Nel momento della morte persino l’egoista e l’avaro diventano giusti e generosi, il pusillanime diventa coraggioso, l’assetato cede gli ultimi sorsi della sua acqua e l’affamato rinuncia all’ultimo pezzo di pane. Quando il corpo si ritrae l’anima comprende di non aver più bisogno delle ricchezze, dell’aiuto altrui, di bere, di mangiare né di altro.
Gli uomini, soprattutto se hanno perso la fede, non hanno più nulla in cui confidare, qualcosa di superiore in cui sperare perciò fuggono dalla morte, prima ancora di conoscerla, pur di vivere un giorno in più. Eppure la morte è un destino ineludibile, l’unica certezza della vita.
Colui che muore riconosce in quel passaggio una salvezza, una vittoria spirituale da cogliere e di cui non avere paura.