
Di fronte alla superficialità della vita moderna, la vita nobile è soprattutto vita interiore. Per essere fondata sull’essere, è vita ricca e profonda, in radicale contrasto con la vita impoverita, miserabile e banale che vediamo imporsi dappertutto in questo mondo materializzato di oggi. Per poter vivere nobilmente, come veri uomini, in questo mondo decadente e crepuscolare, fondamentale è, secondo Evola, “un nuovo stile interno”, “una forma interna” (poggiante su una coerente visione del mondo), “uno stile di drittura, di tenuta interna”.
In Orientamenti Evola scrive: “Il problema primo, base di ogni altro è di carattere interno: rialzarsi, risorgere interiormente, darsi una forma, creare in se stessi un ordine e una drittura”.
La vita volgare è, fondamentalmente, una vita completamente volta verso l’esterno, ha il centro fuori di se stessa, essendo dunque eccentrica e discentrata. Perciò diviene non soltanto superficiale (carente di profondità, afferrata unicamente alla superficie delle cose, senza andarne al fondo) ed esterioristica (si sente attratta solo dalla superficie delle cose e delle persone), ma anche vuota (svuotata di contenuto), incosciente, trascurata (dimentica di sé), povera (internamente depauperata), alienata e spezzata.
L’uomo volgare, come conseguenza di questa sua vita puramente esteriore, vive perduto nelle cose e nelle vicissitudini che accadono intorno a lui, distratto senza poter prestare attenzione a quello che è realmente importante, frantumato tra i molteplici oggetti che attirano il suo interesse, aizzano il suo desiderio o gli causano preoccupazione. Vive in una totale disattenzione, dimentico di se stesso, estraniato dal suo essere, manipolato dalle circostanze esterne e trasformato in uno strumento di quelle cose che possiede (delle quali di fatto è posseduto).
L’essere nobile o ario è appunto agli antipodi di un cosi assurdo e irrazionale modo di vivere. La sua esistenza può definirsi, secondo un filosofo tedesco attuale, come un In-sein, un “in-essere” o ”essere-dentro”; più che esistenza (ex-sistere, essere fuori) è in-sistenza, un essere e stare dentro di sé, un insistere nella sua essenza senza mai abbandonarla.
La vita nobile, centrata nell’interiore dell’intimità della persona, cresce e si costruisce libera di ogni possibile forme di alienazione; consiste in uno stile di vita intelligente, sensato e lucido, razionale e ragionevole, scevro da qualunque manifestazione di follia o demenza, alieno da ogni ordine disordine mentale e psichico. Si tratta dunque di una vita insistente che fa l’uomo consistente, cioè fermo e stabile, incrollabile e immutabile. E’ molto opportuna a questo riguardo la seguente massima di Lao-Tse, ripresa dalla traduzione del Tao-Te-Ching curato dalla stesso Evola: “L’Uomo Reale non perde l’Io nel non-Io / esclude l’esteriore, consiste nell’interiore”. Evola sottolinea l’importanza di questo ritorno all’interiorità per un tipo umano come quello mediterraneo, caratterizzato dalla sua inclinazione all’esteriorità. In questa interiorità della vita nobile – se ci atteniamo alle riflessioni di Evola – si possono distinguere tre aspetti: la profondità, la presenza e il distacco.