
Molti sono gli esempi di sacrificio e onore che vanno ricordati, e uno di questi è l’esempio di Albert Leo Schlageter, combattente volontario della Prima Guerra Mondiale, in seguito membro dei Freikorps e infine combattente occulto per la liberazione della Ruhr dalle Truppe francesi.
La storia di Albert inizia nel sud della Germania: figlio di una famiglia di fervente fede Cattolica, fu istruito su volere dei genitori dal parroco della zona per intraprendere successivamente gli studi Teologici.
Ma il 1914 sconvolse la vita di Schlagetter e quella di molti suoi coetanei europei: la Germania entrò infatti in guerra contro le potenze internazionali che muovevano le mani sull’Europa da troppo tempo. E fu proprio lì, sugli aspri campi di battaglia di Ypres, della Somme e di Verdun, che si sviluppò il carattere e l’amore per la patria e il cameratismo di Albert.
Questo Cameratismo tuttavia non si spense con la conclusione delle ostilità belliche e la conseguente sconfitta della sua Germania; infatti, senza esitare e con fede sempre ardente, intraprese la battaglia per la difesa della Germania Sconfitta, nei ranghi dei Freikorps, con lo scopo di evitare la spartizione senza ritegno dei possedimenti tedeschi da parte delle potenze “vincitrici”, ma soprattutto per evitare il dilagare della sovversione rossa. Prima nei Paesi Baltici per la difesa di Riga dalle incursioni bolsceviche.
Durante il “Putsch di Kapp”. In Alta Slesia per disturbare le truppe occupanti Inglesi e francesi (anche Italiane e polacche in diversi settori). Per giungere poi alla Ruhr.
Al peggio non vi era fine: l’11 gennaio 1923 le truppe francesi invasero a tutti gli effetti la valle della Ruhr, questo a causa dell’impossibilità della Germania di adempiere al pagamento dei debiti di guerra decisi nell’ infangante Trattato di Verseille.
Migliaia di truppe francesi supportate da blindati e armi pesanti occuparono questa regione in maniera illegale, affamando la popolazione, dirottando poi la produzione industriale e i treni delle cave di carbone (la principale attività di questa regione nonché fondamentale per il sostentamento di tutto il territorio tedesco) verso la Francia.
Fu qui che Albert si distinse in maniera esemplare nella difesa della popolazione, ma anche dei lavoratori. Tramite operazioni occulte sabotò e minò la capacità delle truppe francesi di affamare e derubare le preziose materie estratte con il sudore della manovalanza tedesca.
Nella notte del 7 Aprile 1923, Schlagetter venne raggiunto dalla polizia francese che, tramite il tradimento di un “Camerata” pagato per fornire informazioni sulla posizione di Albert, lo tradì senza scrupoli consegnandolo cosi nelle mani nemiche (quest’ultimo verrà poi freddato da Martin Borman con l’aiuto di Rudolf Hoss).
Il processo venne svolto in maniera ridicola, senza possibilità di revisione, in terra tedesca da un tribunale a reggenza Francese che da lì a poco avrebbe emesso la sentenza di morte (26 Maggio 1923).
La storia, poco conosciuta, di Albert Leo Schlageter dev’essere ricordata. Ricordata in primis per la sua nefasta conclusione: un figlio della Germania giustiziato in terra tedesca da truppe d’invasione francesi (ricordiamo a guerra conclusa), reo di aver difeso la sua gente e la sua popolazione.
Ma cosa ancora più incredibile, anche se per poco tempo, il suo sacrificio vide un fronte comune tra socialismo e nazionalsocialismo contro le potenze internazionali. Rappresentanti dei combattenti da una parte e rappresentanti dei lavoratori dall’altra elogiarono a gran voce il sacrificio di Albert, che -ricordiamolo- non volle mai ferire nessun soldato francese (sosteneva che anche loro fossero pedine nel gioco delle potenza mondiali). Voglio qui riportare le calde parole del discorso del rettore Martin Heidegger tenuto agli studenti dell’università di Friburgo:
“Vogliamo ricordare lo studente di Friburgo Albert Leo Schlageter, un giovane eroe tedesco che una decina di anni fa morì della morte più difficile e più grande di tutte. Onoriamolo, meditando per un momento sull’onore di questa morte, cosicché tale morte possa aiutarci a comprendere le nostre vite.
Schlageter morì della più difficile tra tutte le morti. Non in prima linea, come capo della sua batteria di artiglieria da campo, non nel tumulto dell’attacco, né in una feroce azione di difesa – no, egli cadde stando solo e disarmato dinanzi ai fucili francesi.
Ma rimase in piedi, e sopportò la cosa in assoluto più difficile che un uomo possa sopportare. Eppure, persino questo avrebbe potuto essere sopportato con un impeto finale di giubilo, se fosse stata vinta una vittoria e se stesse rifulgendo la grandezza di una nazione che si stava risvegliando.
Invece – c’era solo oscurità, umiliazione e tradimento. Studente di Friburgo, fa sì che la forza delle montagne natali di questo eroe scorra nella tua volontà! Studente di Friburgo, fa sì che la forza del sole autunnale delle vallate natali di questo eroe risplenda nel tuo cuore! Onoriamo l’eroe e leviamo in alto il nostro braccio in segno di silente saluto”.