Pubblichiamo di seguito un commento di un nostro lettore riguardo il Giorno del Ricordo, nel quale vengono sottolineati alcuni concetti fondamentali.
(di Federico di Röcken)
Le parole son pedagogia: su ciò si sia massimamente intransigenti.
Una pulizia razziale. Cioè un genocidio diretto ad annientare biologicamente la discendenza di italica stirpe in quei territori colà, quale che fosse la sua fede politica. Questo la dice lunga sul nemico che si combatteva allora e che, mutatis mutandis, si combatte ad armi impari oggi. Il sangue non era acqua e non lo è diventato nel frattempo. I nostri consanguinei patirono solo per il motivo di far parte della schiatta italiana, della nostra gloriosa nazione pur così vituperata, e perciò furono travolti dalla barbarie rossa che ne fece macello senza ritegno.
Responsabilità. Perpetuare la memoria del proprio popolo e della sua storia costituisce il più alto dovere del militante. Il ricordo è la radice della potenza di una nazione, che dà spina dorsale al suo agire ed orienta il suo sviluppo verso traguardi sempre più elevati. L’Italia e gli italiani non dimentichino, né il militante mai abbassi la sua fiaccola, il grande passato costruito dai propri avi, il suo ruolo di faro e lume del sano agire nel mondo, la sua alta missione di civiltà.
Questo impegno più che politico il militante tenga ben presente e se ne rammenti, allorquando la stanchezza si fa sentire e l’idea della resa già s’affaccia alla mente sua: non molli la presa!
Fiat iustitia ruat caelum.