Gli USA sabotatori del Nord Stream 2

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Era chiaro fin da subito che l’esplosione del gasdotto Nord Stream 2 non fosse stata causata da un’azione militare russa, come sostenevano gli Stati Uniti. Recentemente il giornalista statunitense Seymour Hersh ha accusato gli USA e direttamente il presidente Joe Biden di aver sabotato il gasdotto, posizionando e facendo successivamente detonare gli ordigni.
Tale decisione sarebbe stata presa dall’amministrazione Biden con la chiara volontà di allontanare la Federazione Russa da qualsiasi possibile legame con l’Europa. Il Nord Stream 2 infatti, partendo dalla Russia e raggiungendo la Germania attraverso il Mar Baltico, avrebbe garantito un approvvigionamento di gas ai tedeschi tale da soddisfare buona parte del proprio fabbisogno nazionale e permettendo, inoltre, un ingente beneficio per l’intera Europa che se ne sarebbe servita. 
Buoni rapporti economici possono condurre a buoni rapporti politici ed era proprio questo che gli Stati Uniti volevano e vogliono ad ogni costo evitare. Un’Europa forte, indipendente e che guarda a Oriente è il più grande timore di cui soffre l’establishment anglo-americano. La “perfida Albione” è infatti sempre intervenuta militarmente quando ciò si stava per realizzare, ed è ora stata sostituita in questo ruolo dagli USA. 
Non sono un caso le numerose rivoluzioni colorate sorte come funghi nel corso del XXI secolo nei Paesi che circondano la Russia e che sono stati importanti alleati di Mosca. 
L’attacco statunitense al Nord Stream 2 si inserirebbe, quindi, nella più ampia strategia di Washington volta ad isolare la Russia e ad indebolirla in qualsiasi modo
Mentre la Russia combatte una guerra per allontanare la minaccia statunitense dal suo spazio di azione, l’Italia continua ad appoggiare le sanzioni contro la Russia. Ma non c’è da preoccuparsi se il gas russo non arriverà: i nostri cari amici d’oltre oceano ci riservano la vendita del loro gas naturale liquefatto (GNL) a costi decisamente maggiori di quello russo. Un vero affare!

(tratto da agenzianova.com) – Il giornalista premio Pulitzer Hersh: “La Marina Usa ha distrutto il Nord Stream”

Secondo Hersh, sommozzatori addestrati nel Centro per le immersioni e i recuperi della Marina militare Usa a Panama City, nell’Alabama, posizionarono cariche esplosive su tre delle quattro condutture che costituivano i gasdotti Nord Stream 1 e 2 lo scorso giugno, sfruttando la copertura dell’esercitazione Baltops 22 della Nato, che svolse proprio nell’area dell’esplosione

Il gasdotto Nord Stream è stato distrutto dalla Marina militare degli Stati Uniti con cariche di profondità attivate a distanza. Lo afferma il giornalista statunitense premio Pulitzer Seymour Hersh, che in un lungo articolo pubblicato su “Substack” fornisce un lungo e dettagliato resoconto di come gli Stati Uniti avrebbero distrutto il gasdotto, sulla base di “una fonte a diretta conoscenza della pianificazione operativa”. Secondo Hersh, sommozzatori addestrati nel Centro per le immersioni e i recuperi della Marina militare Usa a Panama City, nell’Alabama, posizionarono cariche esplosive su tre delle quattro condutture che costituivano i gasdotti Nord Stream 1 e 2 lo scorso giugno, sfruttando la copertura dell’esercitazione Baltops 22 della Nato, che svolse proprio nell’area dell’esplosione. Tre mesi più tardi, gli esplosivi sarebbero stati innescati a distanza con l’impiego di sonoboe, causando la distruzione dell’infrastruttura energetica. Secondo la ricostruzione di Hersh, la decisione di sabotare il gasdotto risalirebbe al 2021, e sarebbe scaturita da “più di nove mesi” di dibattito interno alla comunità di sicurezza nazionale statunitense: tema di gran parte del dibattito interno “non era se procedere alla missione, ma come portarla a compimento senza indizi palesi di chi fosse responsabile”.

La pianificazione sarebbe stata effettuata a partire da dicembre 2021 – due mesi prima dell’invasione russa dell’Ucraina – nel corso di una serie di incontri top-secret nell’Old Executive Office Building, adiacente alla Casa Bianca, dove ha sede il Consiglio di consulenza presidenziale sull’intelligence esterna (Pfiab). Durante gli incontri, sarebbero state discusse diverse opzioni per il sabotaggio del gasdotto, proposte da vari rami delle forze armate: dall’impiego di un sottomarino a quello di bombe di profondità aviotrasportate con inneschi da remoto. L’allora direttore del Central Intelligence Agency (Cia), William Burns, avrebbe convinto gli interlocutori della necessità di procedere con una operazione sotto copertura. Secondo la ricostruzione di Hersh, l’operazione di sabotaggio sarebbe stata pianificata sulla base di un precedente: nel 1971, sommozzatori della Marina militare degli Stati Uniti distrussero un cavo di comunicazione sottomarino nel mare di Ochotsk, che collegava un centro di comando regionale della Flotta russa del Pacifico al suo quartier generale di Vladivostok. L’impiego di sommozzatori del centro della Marina a Panama City nella presunta operazione contro il Nord Stream avrebbe avuto “una precisa ragione burocratica”: i sommozzatori formati in quel centro sono militari della Marina, e non del Comando delle operazioni speciali Usa, le cui attività devono essere comunicate al Congresso e discusse anticipatamente con la leadership del Senato. L’amministrazione Biden avrebbe utilizzato questo e altri metodi per evitare che qualunque informazione in merito all’operazione trapelasse nei mesi precedenti.

L’operazione di sabotaggio sarebbe stata basata in Norvegia, dove il Pentagono ha “investito centinaia di milioni di dollari per aggiornare ed espandere strutture della Marina e della Forza aerea Usa”, e in particolare “una nuova base per sottomarini”. Lo scorso anno – ricorda Hersh – il governo norvegese ha approvato un Accordo supplementare di cooperazione alla difesa che concede la giurisdizione Usa su certe “aree concordate” del Paese. Sarebbe stata proprio la Marina norvegese, secondo la ricostruzione, a individuare il punto esatto per il posizionamento delle cariche esplosive: un’area relativamente poco profonda del Mar Baltico a pochi chilometri dall’Isola di Bornholm, in Danimarca. Il dipartimento della Difesa Usa ha risposto alla lunga ricostruzione di Hersh tramite una breve nota, ribadendo che “gli Stati Uniti non sono coinvolti nell’esplosione del Nord Stream”. Una secca smentita è giunta anche dalla Casa Bianca.