Il Treno della vergogna è la locuzione popolare con cui s’intende il convoglio ferroviario che nel 1947 trasportò da Ancona, chi vi era approdato col quarto convoglio marittimo da Pola, che trasportò gli esuli italiani che al termine della Seconda guerra mondiale furono costretti ad abbandonare i loro paesi, le loro abitazioni e le loro proprietà in Istria, Quarnaro e Dalmazia nel contesto storico generale ricordato come l’esodo giuliano dalmata.
Il treno giunse alla stazione di Bologna solo a mezzogiorno del giorno seguente, martedì 18 febbraio 1947. Qui, dai microfoni di certi ferrovieri sindacalisti CGIL e iscritti al PCI, fu diramato l’avviso Se i profughi si fermano per mangiare, lo sciopero bloccherà la stazione.[1] Il treno venne preso a sassate da dei giovani che sventolavano la bandiera rossa con falce e martello, altri lanciarono pomodori e sputarono sui loro connazionali, mentre taluni buttarono addirittura il latte, destinato ai bambini in grave stato di disidratazione, sulle rotaie, dopo aver buttato le vettovaglie nella spazzatura. [2]
M.L. Molinari p.40
Gian Aldo Traversi, Quel treno degli esuli preso a sassate