I supereroi Marvel: ombra sbiadita dell’Eroe

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Riceviamo e pubblichiamo il contributo di un nostro giovane lettore toscano.


di PHB

Le radici culturali ed identitarie di tutti gli europei rammentano che fin dagli albori dell’Europa classica i nostri popoli hanno basato la civiltà europea sulla spiritualità e non solo sulla materia, quindi su tutto ciò che era divino e sovrumano, parliamo di miti, di eroi e di dei. Per essi sono sorti grandiose città, maestosi templi che tutt’oggi possiamo ammirare, ci ricordano chi siamo e quanto è gloriosa la nostra storia europea.
Il connubio spirituale miti e dei dà alla luce un personaggio semidivino che ha ricoperto un ruolo fondamentale nella mitologia antica: l’eroe. E cos’è l’eroe inteso nel suo significato più profondo e puro? È colui che raggiunge, con l’aiuto del Cielo, poteri e virtù che lo elevano al di sopra della condizione umana.
L’uomo ideale, esempio di coraggio, sacrificio e pietas da seguire, colui che non si ferma davanti a niente, il guerriero invincibile che tutti i nemici temono, l’esempio capace di modellare intere generazioni di uomini e donne.
Gli eroi del mondo antico hanno ispirato negli uomini grandi azioni belliche e di coraggio. Su di loro si sono raccontate storie strabilianti che hanno ispirato migliaia di giovani, sono stati cantati e poi scritti poemi sulle loro vittorie nei secoli, giunti fino ad oggi. L’uomo ha bisogno di idoli da seguire, di un ideale oltre la materia in cui credere e forgiare il proprio essere, di una figura che lo incoraggi e guidi nel cammino interiore e nella battaglia esteriore.
L’eroe classico è perciò frutto di una ricerca spirituale, di un pensiero profondo spinto dalle radici più salde della nostra civiltà, ed è mosso da nobili principi; non è un mero prodotto di cinema da propinare nelle multisale come gli attuali supereroi di stampo americano, ma un uomo che ha soggiogato la propria bestialità, è la rappresentazione in carne ed ossa della vittoria dello spirito sulla materia.
Ricordandone alcuni dei più grandi, pensiamo ad Ettore che difese la sua Patria Troia fino alla morte, con la gloriosa citazione “Tutta la vita io ho seguito un codice. E quel codice è semplice: onora gli dei, ama tua moglie e difendi la tua patria. Troia è la nostra madre patria. Difendetela!” Lo ricordiamo anche, come l’eroe che si avvicina maggiormente alla natura umana, perché si commuove spesso pur essendo dotato di eccezionali qualità.
Ettore è l’eroe più vicino a noi, perché ha le sue debolezze, le sue paure, ma le supera con coraggio (cor agens – facendo partire la propria azione dal cuore, cioè dalla sede dello Spirito). Il suo esempio è sempre attuale, non è confinato nel passato, ma sempre suscettibile di essere vivificato.
Ricordiamo poi Achille, che scelse di partire e combattere contro Troia per il proprio popolo facendo tremare tutti i nemici che li si trovavano dinanzi. E come non rammentare Enea, che, per volere degli dèi, dovette allontanarsi da Troia – che non voleva lasciare, ma per cui voleva morire combattendo – portando con sé il padre (il passato), il figlioletto (il futuro) e le cose sacre della città (l’Eterno, la Tradizione) per andare a fondare la fatale città di Roma.
Allo stesso modo, il mondo tradizionale è pieno di figure esemplari femminili, come Penelope, che ispiravano la condotta delle donne che ne imitavano le qualità.
Questi eroi, della nostra identità europea, sono oggi nel mirino del mondo moderno. Evidentemente, non rispondono più ai canoni del politicamente corretto imposti dai grattacieli statunitensi perché sono portatori di ideali e principi non conformi. Trasferendo quindi la questione mitologica ed eroica classica ai giorni nostri, sorge un grande problema culturale e sociale che colpisce la nostra tradizione mitologica più profonda: c’è quella velata tendenza, ed in fondo nemmeno troppo velata, da parte dei media odierni del pensiero unico dominante di emarginare totalmente l’identità culturale e tradizionale europea, quindi anche i suoi classici eroi, che hanno cresciuto i nostri padri ed i nostri avi. Questo fenomeno di cancellazione della cultura europea classica avviene specialmente dal dopoguerra, da quando essa è stata profondamente sporcata dalla sottocultura americana imposta in Europa.
I tradizionali eroi europei della mitologia classica più radicata che scandiscono la nostra identità come Achille, Ettore, Ulisse, Perseo, Ercole ed Enea, sono stati sostituiti dai “nuovi supereroi” della “cultura” americana inventata in tempi recenti, che rappresentano modelli e comportamenti coatti che non hanno nulla a che vedere con i nobili e gloriosi principi degli eroi della mitologia europea.
L’invenzione della cultura americana che ha invaso il nostro continente a piede libero quando l’Europa è stata spolpata dopo il 1945 fra americani e sovietici, è per di più volta al mero profitto nel nome dell’unipolarismo americano, al riempire le sale cinematografiche ed a vendere la maggior quantità di fumetti. Fra i supereroi trapiantati in Europa possiamo ricordare ad esempio Spiderman, Superman, Capitan America e Batman, trapiantati con il perverso e arrogante disegno americano di trasformare l’Europa sconfitta nelle due guerre mondiali in una “seconda America” sotto l’egemonia della bandiera a stelle e strisce, cercando di cancellare e soffocare qualsiasi tipo di identità e tradizione europea, attraverso i subdoli strumenti del benessere e dell’intrattenimento, sedativo di ogni onore e di ogni visione verticale.
Gli eroi dunque sono cambiati, il loro modello è mutato: i giovani europei quando pensano agli eroi pensano agli eroi Marvel, prodotto americano, non ai loro Padri. Ed è quello che vuole l’America della grande globalizzazione, ovvero che il punto di riferimento per gli europei sia proprio un unico riferimento culturale, quello americano. Perché? Non basta la vittoria militare (1945), serve che i popoli dimentichino le proprie radici, altrimenti la ribellione, prima o poi, riemergerebbe come un’onda dagli abissi, a travolgere i loro eroi di cartapesta.
Ma cos’è che differenzia davvero l’eroe del mito e della cultura europea con il supereroe degli effetti speciali americano?
Le differenze principali fra l’eroe europeo classico ed il supereroe americano risiedono principalmente nella natura e nella finalità.
Sulla natura, i supereroi americani sono progettati e studiati a tavolino dalle case di produzione cinematografiche senza alcun fine ed alcun obiettivo spirituale o di trasmissione di valori. Questi, non trasmettono nulla allo spettatore, al massimo lo commuovono (mero sentimentalismo, nulla di più) o lo “intrattengono” al cinema o su netflix. Non sono frutto di una Welthanschauung per ispirare il popolo a grandi azioni. Immaginate un attimo i supereroi americani senza effetti speciali… cosa ne resterebbe? Nulla, avendo poteri che non derivano da una ricerca spirituale interiore.
Nelle storie Marvel, infatti, il supereroe è un uomo qualunque che, casualmente, ottiene dei poteri e li utilizza per combattere un nemico pazzoide (espressione del tipico messianismo americano). L’Eroe della Tradizione, invece, è un uomo qualificato, che, cioè, si eleva al di sopra della condizione umana in ragione di un percorso di crescita spirituale, dopo il superamento di determinate prove.
Il supereroe è anonimo perché la sua specialità non è meritata, è frutto di un episodio; l’eroe è impersonale, perché non combatte per se stesso, ma per l’Idea che incarna (diversamente dal titano, come Prometeo, che combatte per se stesso, per l’Io di cui diventa schiavo).
I pupazzi Marvel non difendono nessuna patria se non l’egemonia della cultura americana, non incarnano nessun nobile ideale che sia oltre la materia, sono quindi un arido prodotto da vendere per fini capitalistici, come un oggetto esposto negli scaffali di un supermercato, nulla di più. Una invitante macchina da soldi, a differenza degli eroi classici che erano invece una fucina di uomini e donne liberi. Nei cinema del nostro conquistato continente, la recente uscita di Spiderman ha registrato record di incassi ai botteghini. Farebbe lo stesso un film sulla mitologia europea tradizionale?
Per quanto riguarda le finalità invece, i supereroi sono diventati, specialmente negli ultimi anni, portatori di messaggi politici ben precisi. Hanno incarnato in pieno il politicamente corretto, il mito della grande America che domina sul mondo con i suoi supereroi invincibili, pensiamo per esempio a Capitan America (che già il nome è una forma di supremazia), creato nel 1941 per rappresentare gli ideali di libertà e democrazia americani in opposizione a quelli del terzo Reich, praticamente una propaganda fissa nel cuore dell’Europa in nome degli USA.
I supereroi oggi, non sono altro quindi che strumenti di campagna pubblicitaria in mano all’America, di ammirazione verso gli Stati Uniti, perché tutti devono inchinarsi alla monocultura americana imposta, tutti devono desiderare di vivere in America. È recente inoltre, la notizia della creazione da parte della Marvel di una versione di Capitan America difensore di tutti i diritti della comunità LGBTQ, il supereroe diventa come un cavallo di Troia, che con il proprio fascino manipola lo spettatore trasmettendo determinati messaggi politici voluti dalla logica del politicamente corretto.
La cultura classica europea è quindi nel mirino nella brama di dominio della cultura americana sul mondo che è diventata uno dei simboli più rappresentativi della globalizzazione: in tutto il globo ci devono essere i supereroi americani cancellando qualsiasi identità del luogo. Un progetto di monoculturalismo di stampo statunitense molto pericoloso per la nostra identità. E non è dunque un caso che proprio dalle università USA sta partendo una campagna di cancellazione dei poemi omerici dai programmi di studio.
È arrivato dunque il momento di boicottare la cultura americana imposta nel nostro continente. Noi vogliamo la cultura europea. Vogliamo che i nostri figli si rivedano nelle gesta degli eroi classici. Vogliamo la cultura dell’invincibile Achille, del glorioso Ettore, del coraggioso Ulisse. Vogliamo in Europa la cultura dei nostri avi più millenaria, non una sottocultura di plastica prodotta nei grattacieli di Manhattan. L’arroganza americana di sottomettere qualsiasi forma di cultura identitaria in Europa ha più che mai avuto effetti devastanti sul pensiero e sulla concezione dell’Europa come patria degli europei.
Rischiamo di dimenticare gli eroi che ci accompagnano nelle imprese più gloriose da millenni sottomettendo la nostra cultura più nobile alle contaminazioni di stampo capitalistico statunitense.
Noi amiamo i nostri eroi perché non rispondono ad alcun interesse economico: non sono progettati per fare soldi ma per forgiare menti eroiche. Li amiamo perché sono anticonformi, perché sono forti e fieri, sono antimoderni. Li amiamo perché sono l’esempio da seguire, e non fenomeni di intrattenimento.
Li amiamo perché incarnano lo spirito, la lotta, la gloria della vittoria e non la gloria della propaganda della sottocultura statunitense. Li amiamo perché ci rivediamo in loro nelle loro debolezze, ma anche nel coraggio con cui le superano; sono umani come noi, da cui prendere esempio nella nostra vita quotidiana e non entità sovrumane frutto di effetti speciali. Li amiamo perché sono figli di una profonda ricerca interiore spirituale e non di qualche casa di produzione cinematografica, li amiamo perché hanno ispirato le imprese europee e non perché sono lo strumento della tossica propaganda statunitense. Li amiamo perché rappresentano l’Europa, nostra patria (o quello che ormai ne resta).
Il loro sangue scorre nelle nostre vene e di conseguenza la nostra identità culturale non potrà mai essere altra che quella europea: non permetteremo che ci venga tolta.