
Provvidenza, Volontà, Destino nel libro quinto dell’Odissea: Odisseo e Calipso
(a cura della Redazione di AT, 05/01/2017)
Nel libro V dell’Odissea, Atena, nel consiglio degli Dei e al cospetto di Zeus, prende le parti di Odisseo trattenuto a forza su un’isola dall’innamorata dea Calipso, «colei che nasconde» (kaliùptei). La dea Atena ricorda al padre degli Dei che l’immortale Calipso «trattiene a forza» (vv. 14-15) il nobile Odisseo nonostante sia «suo destino rivedere i suoi cari e tornare … nella terra dei padri» (v. 41).
L’amore passionale della dea lo «trattiene a forza»: come recentemente ha notato Mario Polia (Luce dell’Ellade, Raido 2016, p. 34), il termine greco utilizzato da Omero anche altrove per esprimere «necessità» e «costrizione» (ad es. nel libro IV, vv. 556-557) è Ananké che è uno dei nomi del Destino che ‘soffoca’ e ‘costringe’ gli uomini. Questo Destino che «a forza trattiene» Odisseo è «insito nell’umana natura: è l’attrazione verso la componente tellurica, l’humus dell’umana natura» (Luce dell’Ellade, Raido 2016, p. 35), l’attrazione fatale verso la bellissima Calipso che lo distoglie dal compito a lui «assegnato».
A questo Destino, che è «fatalità» e «necessità», si contrappone dunque la Volontà degli Dei, la Moira che è «libertà» per il costretto Odisseo. Al Destino della Natura (Ananké) si oppone la Provvidenza della Divinità (Moira): «la Provvidenza può essere evidentemente concepita come l’espressione della Volontà divina, e, dall’altro, lo stesso Destino appare come una specie di volontà oscura della Natura» (R. Guénon, Provvidenza, Volontà, Destino, in La grande triade, Adelphi 2009 [1946], p. 171).
Questa opposizione rappresenta la dualità complementare tra «Cielo e Terra», «Purusha e Prakriti», «Deus e Natura»: è solo la «potenza mediana» rappresentata dalla Volontà umana a poter neutralizzare il Destino unendosi alla Provvidenza in quanto la Volontà dell’Uomo «collaborando coscientemente con essa» fa da contrappeso al Destino. Odisseo nonostante la costrizione ‘fatale’ che lo distoglie dal dovere assegnatogli dalla Provvidenza non si fa persuadere nel profondo del Cuore, come dichiarerà successivamente ad Alcinoo re dei Feaci: «Diceva – la dea Calipso – che mi avrebbe reso immortale e giovane sempre, ma non riusciva a persuadere il mio cuore» (thymòs: «anima», «cuore», «volontà»; libro VII, vv. 256-258). La determinazione e la volontà di Odisseo di tornare nella «terra dei padri» a rendere Giustizia secondo ciò che gli spetta (Moira: «porzione», «parte») attira la Volontà divina che interviene in suo favore liberandolo dalla costrizione che lo aveva fatto smarrire.