Vires VS Virus • pillole tradizionali contro il contagio della paura 73

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«Più il lavoro nel quale ti consumi in nome dell’amore è duro, più esso ti esalta. Più dai, più sei accresciuto. Ma ci deve essere qualcuno per ricevere. Se il tuo dono va perduto non è più un dono».
(Cittadella, Antoine de Saint-Exupéry – AGA Editrice)
Attraverso il dono l’azione perde il suo carattere individualistico e diventa semplicemente un mezzo per consumarsi ed elevarsi, per dare parte di sé e in questo modo accrescere.
Un dono è autentico quando si agisce con distacco, rinunciando ai frutti dell’azione, quando non c’è attaccamento all’esito del dono, come se un dono che non porta frutti perdesse di senso.
Se il dono non ha una direzione, non ha un senso, non ha una intenzione che lo muove, allora “va perduto”, si mischia nel caos materiale delle azioni inconsulte e dei gesti calcolati, perdendo la sua essenza di dono.
Se è l’amore a muovere l’azione si trascende la dimensione umana, si rifiuta l’affermazione della propria individualità e si abbattono i vincoli che deprimono l’uomo, lo limitano nella propria condizione e lo allontanano da Dio.
Infatti, il dono più alto che si possa fare è il dono a Dio. Per questo, quando l’uomo nega Dio perde la capacità di amare e quindi di donare, rifiuta ogni principio superiore e si rende vittima del proprio individualismo. 
Senza Dio tutto è ridotto al piano materiale, non esiste più il dono e tutto diventa scambio.
Quando l’uomo smetterà di considerare se stesso non come il fine ma come il mezzo per realizzare qualcosa di importante, allora tornerà centrale l’opera, non l’individuo. 
L’azione mossa dall’amore prende la forma d’arte e il dono diventa offerta a Dio.