Mai arrendersi!

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Quella dei soldati giapponesi durante la Seconda guerra mondiale è una delle forme di valore più limpide e genuine riguardo a  quanto sia onorevole mantenere la parola data. Gli esempi sono molteplici e spaziano dai valorosi Cavalieri del vento divino, agli intrepidi marinai delle corazzate imperiali e ai temerari soldati del Dai-Nippon Teikoku Rikugun (l’esercito imperiale giapponese).
Ed un esempio spicca per valore e coraggio, quello dei zan-ryū Nippon hei, i soldati fantasma giapponesi. Uomini che non si arresero alla fine della Seconda guerra mondiale e iniziarono la loro personale guerra per difendere ed onorare la parola data. Questi soldati resistettero per molti anni lontano dalla civiltà, nascosti nella giungla delle isole del Pacifico, in rifugi di fortuna, procurandosi il cibo in autonomia e continuando a combattere con azioni di disturbo il loro nemico, per non venire mai meno ai loro impegni da soldato e al giuramento verso l’imperatore. Giuramento che, peraltro, venne mantenuto anche quando lo stesso Hirohito firmò formalmente la resa agli americani.
Emozionante è sapere che questi “moderni” Samurai continuarono a mantenere in ordine le loro divise, in funzione le armi da fuoco e perfettamente oliata e affilata la katana, tutto questo grazie alla profonda conoscenza del Bushido. Tale conoscenza la ritroviamo nella disciplina e nei valori di Hiroo Onoda autore di “Dietro le linee”, la cui storia ispirò l’omonima canzone di Massimo Morsello
Onoda, dopo essere stato individuato, si arrese solamente al suo vecchio ufficiale in comando, consegnando la sua Katana ed il suo fucile.
 “Troppa fede e troppo tempo gli promisero la vittoria
dietro il mare filippino gli nascosero la gloria
e così lui per trent’anni continuò la sua guerra.
Chiese riposo al cielo e il cibo alla terra.
Hiroo Onoda non s’arrese, aspettava di obbedire,
di piegare il capo se la pace era già fatta
a lui non importava niente,
avrebbe chiesto alla sua lama di spaccargli il ventre
e così lui seguitava a combattere il nemico
come tradizione insegna fino all’ultimo minuto.
Hiroo Onoda poi è morto
quando l’han fotografato,
un grande psichiatra l’ha pure ascoltato
e poi arrivò l’ordine che fermò un guerriero,
trent’anni dal Giappone, ma fu quello vero
e così i suoi occhi secchi si ripresero a bagnare
e così il suo corpo forte cominciò a barcollare”
“Hiroo Onoda e la sua guerra” di Massimo morsello