Giovani che fuggono e giovani che lottano.

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Tra i giovani, un po tutti intendono (chi un modo, chi nell’altro) cambiare il mondo. Ma va fatta differenza tra i “bravi predicatori”, pronti a criticare gli altri, sempre e comunque, cercando ogni metodo per esaltare il proprio ego e dimostrare superiorità – senza proporre soluzioni, – da coloro che silenziosamente e in modo concreto agiscono e lottano ogni giorno contro il mondo moderno.
Le tentazioni, specialmente per un giovane, si presentano giorno dopo giorno, e incappare in errori capita a tutti. Ma un gesto veramente rivoluzionario sarebbe quello “di pensarci”. O, meglio, di pensare ogni notte, costantemente, alle azioni che si sono fatte durante il giorno analizzando ciò che si sarebbe potuto far meglio per poterlo e potersi migliorare in futuro.
D’altronde, si arriva alla vetta di una grande montagna solo dopo un cammino lungo e faticoso, sul quale è facile ‘perdersi per strada’, se non addirittura spaventarsi e rinunciare prima di partire. E, a proposito di partenze, il malcontento giovanile si esprime sopratutto in questo: frase consueta è “l’Italia mi fa schifo, appena posso me ne vado” e simili. Ma lottare non vuol dire agitarsi – in apparenza – continuando ad avere però una condotta di vita riprovevole, né tantomeno fuggire… Se intendi cambiare qualcosa, di certo non lo farai né ripetendo qualche slogan né sopratutto andando via altrove facendoti intimorire alla prima difficoltà!
Lotta o crepa.
La fuga non è tra le alternative che questo mondo ti concederà mai.
Andrea P.