Tratto da RigenerazionEvola
Quarta ed ultima puntata (almeno per ora…) della parte finale della lunga intervista-saggio che il nostro amico Elio Della Torre, uno dei fondatori di Cinabro Edizioni, di cui cura, in particolare, la direzione editoriale, ci ha concesso su Oswald Spengler, dedicata in particolare alla Russia; uno Speciale di RigenerAzione Evola, in cui, partendo dall’analisi spengleriana sul gigante eurasiatico, si arriva all’attualità geopolitica. Oggi ci concentriamo sulle caratteristiche della Russia quale possibile katechon di quest’epoca, su Vladimir Putin, il patriarca Kirill ed altre personalità della Russia odierna, sulla famosa consacrazione della Russia al Cuore Immacolato della Vergine Maria richiesta a Fatima, passando per Silvano Panunzio e per immagine sacri esposti e forse per segni sacri…ricevuti dai miliziani sul campo. Ricordiamo ancora, in parallelo, l’uscita del nuovo numero della rivista trimestrale “FUOCO – informazione che accende”, edita proprio da Cinabro Edizioni (e della cui redazione Elio è membro), in cui trova spazio anche un lungo approfondimento sugli scenari e le prospettive della guerra (o “operazione speciale”) in Ucraina, con articoli di Maurizio Murelli ed Andrea Marcigliano (sulle implicazioni geopolitiche della crisi), di Gianluca Marletta (sulla dilagante russofobia), di Daniele Perra (sul significato escatologico della Russia e del conflitto), di Enzo Iurato (su Solženicyn e le sue capacità profetiche sui destini della Russia e del mondo), e con un’intervista a Gianni Alemanno (in qualità di portavoce del Comitato “Fermare la guerra”).
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segue dalla terza parte
Un quadro molto chiaro nella sua drammaticità, direi. Dunque possiamo considerare a tutti gli effetti la Russia di Vladimir Putin una sorta di avamposto, di imprevedibile katechon di questa fase oscura? In fondo, anche la Vergine di Fatima reclamò che proprio la Russia fosse consacrata al suo Cuore Immacolato … e quindi quanto sta accadendo è il segnale che una certa visione di Spengler e, come abbiamo visto, di altri autori, poteva in tal senso considerarsi esatta, a parte i riferimenti cronologici la cui esattezza è relativamente importante?
Chiaramente non dobbiamo pensare a Vladimir Putin come ad un cavaliere senza macchia, o ad un sovrano dalle qualità ultraterrene quali un Luigi IX il Santo o un Carlo I d’Austria, né alla Russia come ad una sorta di nuova terra “eletta” in senso stretto. Sappiamo, d’altronde, che il katechon non necessariamente deve avere certe caratteristiche di perfezione o simboleggiare la manifestazione completa del divino in terra. Il katechon, che sia volta per volta una persona, una nazione, un impero, una realtà individuale o collettiva secondo i canoni di questo mondo, ha un compito ben preciso, e cioè, com’è noto, trattenere, rallentare, limitare l’azione satanica nella progressione dei tempi; compito che esso è chiamato a portare a termine, consapevole o meno che ne sia il singolo o la collettività, o il gruppo di uomini chiamati a guidare un paese, un gruppo, un’entità. Ma ciò non implica che il soggetto catecontico debba necessariamente presentare un carattere superiore, che rifletta una realtà divina, tanto meno in un’epoca come questa.
Statua bronzea di San Pietro in cattedra collocata nella Basilica di S. Pietro in Vaticano (attribuita ad Arnolfo di Cambio, XIII sec.)
D’altronde, come molte volte è stato osservato, Gesù affidò le chiavi del Regno a Kefa, Pietro, che pure lo rinnegò, anziché preferire l’apostolo apparentemente perfetto, Giovanni, e già questo si può considerare un Simbolo potente: la Provvidenza, lo Spirito Santo, chiamiamolo come meglio vogliamo, opera in questo mondo non necessariamente attraverso mezzi perfetti. Dio si manifesta anche attraverso l’imperfezione, per mezzo di essa, attraverso le pieghe di eventi apparentemente incongruenti di persone o entità spesso insospettabili, per mostrare probabilmente l’illusorietà in senso superiore di ciò che in questo mondo appare errato, doloroso, privo di senso. Il tutto, principalmente, in base a criteri a noi incomprensibili razionalmente, proprio perché ciò che è sovrarazionale non può agire secondo i criteri e gli schemi della ragione umana, ma secondo criteri e leggi per noi non intellegibili, se non trascendiamo la nostra condizione.
Comunque alla luce di quanto abbiamo osservato durante la nostra chiacchierata, da tante fonti emerge questo ruolo fondamentale, escatologico, della Russia e dei popoli dell’Est, che non può lasciarci indifferenti, non può considerarsi una casualità, un “accidente”, anche e soprattutto alla luce di quanto sta accadendo.
Hai citato anche la vicenda della Vergine di Fatima che, in effetti, è un altro dato che ci conferma quanto dicevamo: chiedere la Consacrazione proprio della Russia al Suo Cuore Immacolato, non è cosa da poco. Perché tale Consacrazione doveva essere fatta, se non in vista di un ruolo che quel popolo avrebbe dovuto, più o meno consapevolmente, svolgere nei tempi ultimi?
Puoi dirci qualcosa in più su questa vicenda, che è avvolta dal mistero almeno quanto la questione del famoso Terzo Segreto di Fatima?
Sì, proviamoci… è veramente una questione intricatissima. Secondo quanto sappiamo, la Consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria fu richiesta dalla Vergine a Suor Lucia la prima volta a Fatima nel 1917 cui, pare, seguirono svariate sollecitazioni successive nelle apparizioni di Pontevedra, dal 1925 al 1929.
Papa Pio XI sembra non tenne conto della richiesta; invece la accolse Pio XII, che il 31 ottobre 1942, con un radiomessaggio, nel pieno della seconda guerra mondiale, consacrò genericamente il mondo, la Chiesa e l’umanità al Cuore Immacolato di Maria. A causa dell’incompletezza e della genericità di tale atto di consacrazione, che non menzionava espressamente la Russia, esso fu reiterato il 7 luglio 1952, con la lettera apostolica Sacro Vergente Anno, con cui Pio XII stavolta consacrò espressamente e direttamente i popoli della Russia al Cuore Immacolato di Maria: “come pochi anni fa abbiamo consacrato tutto il mondo al Cuore immacolato della vergine Madre di Dio, così ora, in modo specialissimo, consacriamo tutti i popoli della Russia al medesimo Cuore immacolato”, leggiamo nel documento.
Un’altra consacrazione generica fu poi quella di Papa Paolo VI del 21 novembre 1964, in occasione della Festa della Presentazione di Maria Santissima al Tempio, nell’allocuzione di chiusura della III Sessione del Concilio Vaticano II, in cui il Papa proclamò la Madonna “Mater Ecclesiae”: “Al tuo Cuore Immacolato, o Vergine Madre di Dio, raccomandiamo tutto il genere umano”.
A questo punto, toccò a Giovanni Paolo II reiterare le consacrazioni, senza che la Russia, per motivi di prudenza politica, fosse espressamente menzionata. La prima volta, avvenne durante la Santa Messa al Santuario della Vergine di Fatima il 13 maggio 1982: “… consacrare cioè il mondo al Cuore della Madre, consacrargli specialmente quei popoli, che ne hanno particolarmente bisogno”. Nell’omelia in realtà Wojtyla citò indirettamente la consacrazione di Pio XI: “Il contenuto dell’appello della Signora di Fatima è così profondamente radicato nel Vangelo e in tutta la Tradizione, che la Chiesa si sente impegnata da questo messaggio. Essa vi ha risposto col Servo di Dio Pio XII (la cui ordinazione episcopale era avvenuta precisamente il 13 maggio 1917), il quale volle consacrare al Cuore Immacolato di Maria il genere umano e specialmente i popoli della Russia. Con quella consacrazione egli non ha soddisfatto forse all’evangelica eloquenza dell’appello di Fatima?”.
25 marzo 1984: Papa Giovanni Paolo II compie l’atto di consacrazione al Cuore Immacolato di Maria, dinnanzi alla statuina della Vergine di Fatima fatta venire a San Pietro
La seconda volta fu a Roma, il 25 marzo 1984, nel giorno della Festa dell’Annunciazione alla Vergine, e in occasione del Giubileo delle Famiglie, dinnanzi alla statua della Madonna portata appositamente dal Santuario di Fatima su richiesta del Papa. La Consacrazione fu preceduta da una convocazione formale da parte del Pontefice a tutti vescovi del mondo perché si unissero a lui in questi atti. In quell’occasione, durante l’omelia, Wojtyla ribadì: “Quaranta anni fa, e poi ancora dieci anni dopo, il tuo servo, il papa Pio XII, avendo davanti agli occhi le dolorose esperienze della famiglia umana, ha affidato e consacrato al tuo Cuore Immacolato, tutto il mondo e specialmente i popoli, che per la loro situazione sono particolare oggetto del tuo amore e della tua sollecitudine”, e quindi: “abbraccia, con amore di madre e di serva del Signore, questo nostro mondo umano, che ti affidiamo e consacriamo, pieni di inquietudine per la sorte terrena ed eterna degli uomini e dei popoli. In modo speciale ti affidiamo e consacriamo quegli uomini e quelle nazioni, che di questo affidamento e di questa consacrazione hanno particolarmente bisogno”.
Aldo Maria Valli ha raccontato dei retroscena importantissimi su questa vicenda, rivelando che nel 2015 Gabriele Amorth, il celebre esorcista, raccontò che Giovanni Paolo II avrebbe voluto consacrare espressamente la Russia al Cuore Immacolato di Maria, ma che i suoi consiglieri lo convinsero alla fine, seppure a fatica, a desistere, per non irritare sia il Patriarcato Ortodosso di Mosca che il regime sovietico. Tuttavia, raccontò Amorth, Wojtyla cercò di rendere comunque un servizio alla Madonna di Fatima, facendo capire pubblicamente che quel giorno non stava compiendo la consacrazione nei termini voluti dalla Madonna di Fatima. Ciò avvenne due volte, durante quel 25 marzo 1984: dapprima, durante l’omelia, aggiungendo una frase a braccio molto significativa rispetto al testo della cerimonia di consacrazione (che era stato preparato da tempo ed era stato inviato a tutti i vescovi con una lettera sottoscritta e datata l’8 dicembre dell’anno prima): dopo la frase predefinita “Madre della Chiesa! Illumina il popolo di Dio sulle vie della fede, della speranza e della carità!” aggiunse infatti: “Illumina specialmente i popoli di cui tu aspetti la nostra consacrazione e il nostro affidamento”: chiarissimo riferimento indiretto alla Russia, che non poteva nominare, ma che la Vergine di Fatima aveva richiesto. La stessa frase fu ribadita dal Papa nel pomeriggio di quel giorno, all’interno della basilica di San Pietro, in occasione del congedo dalla statua della Madonna, durante la preghiera ad essa rivolta, in cui attirò l’attenzione su “Quei popoli per i quali Tu stessa aspetti il nostro atto di consacrazione e di affidamento. Tutto questo abbiamo potuto fare secondo le nostre povere, umane possibilità, nella dimensione della nostra umana debolezza”. Come dire: non mi hanno permesso di fare più di così.
Sempre Aldo Maria Valli ci racconta che nel 2017, in occasione del centenario della prima apparizione di Fatima, nella cattedrale di Nostra Signora di Fatima a Karaganda, nel Kazakistan (di cui abbiamo proprio parlato nella scorsa puntata!), fu celebrata una messa solenne a conclusione del Congresso mariano internazionale, durante la quale, nell’omelia, il cardinale tedesco Paul Josef Cordes, per molti anni presidente del Pontificio consiglio Cor Unum, dapprima ribadì che Giovanni Paolo II, in quel 25 marzo 1984, dovette suo malgrado rinunciare alla Consacrazione che era nelle sue intenzioni: «Si è astenuto dal menzionare esplicitamente la Russia perché i diplomatici vaticani gli avevano chiesto insistentemente di non menzionare quel Paese, altrimenti sarebbero potuti sorgere conflitti politici”. Cordes avrebbe poi aggiunto un dettaglio importante: “Poco dopo (Wojtyla), mi ha invitato a pranzo. Nella nostra ristretta cerchia, ha parlato del desiderio che sentiva dentro di lui di menzionare la Russia durante questa consacrazione piuttosto che cedere ai suoi consiglieri. Poi ci disse, con volto radioso, che ciò che aveva rinunciato a fare per sé stesso era stato però compiuto. Attraverso gli amici aveva appreso qualcosa di importante e confortante per lui: che alcuni vescovi ortodossi russi avevano approfittato della propria consacrazione del mondo alla Madre di Dio come occasione per consacrare la Russia in un modo del tutto speciale a Maria». Quindi, alcuni vescovi ortodossi russi avevano proceduto ad una sorta di consacrazione interna, al di fuori del contesto papale occidentale.
Sta di fatto che, dopo questa consacrazione del 1984, seguì, com’è noto, dal 1989, il graduale processo di dissoluzione dell’URSS che potrò al suo definitivo crollo nel 1991, come d’altronde aveva profetizzato nel 1976 il grande Silvano Panunzio, studioso di esoterismo e oblato benedettino, cattolico ma seguace dell’unità trascendentale delle religioni regolari, purtroppo dimenticato dai più, ma che meriterebbe a mio giudizio di essere annoverato tra i grandi autori tradizionali al pari di Guénon, Evola, Schuon, Coomaraswamy e tutti gli altri.
Ci ricordi brevemente cosa profetizzò esattamente Silvano Panunzio circa la Russia?
Silvano Panunzio (1918-2010)
Sì: in un articolo pubblicato nel primo numero della sua splendida rivista di teologia e studi tradizionali “Metapolitica”, uscita il 29 settembre del 1976, intitolato “Le stelle della Russia e del mondo”, firmato con lo pseudonimo di “Vega”, Panunzio scriveva: “La prossima grande congiunzione Nettuno-Saturno si avrà ai primi di febbraio del 1989. Il regime sovietico non può superare questa data, in pratica 70-72 anni. (…) Nel 1989, precisamente il 28 dicembre, si avrà anche l’ultima grande doriforia di pianeti (allineamento) del nostro secolo; e questa doriforia che si manifesterà nel Capricorno influisce in modo particolare su Mosca. (…) Sappiamo che, fin dal 1950, i Russi “in attesa” interpretavano i 42 mesi simbolici (qui anni) indicati nell’Apocalisse come il tempo per l’assedio della Città Santa e delle bestemmie della Bestia (Ap. XI-2; XIII-5) nel senso del termine finale dell’oppressione sovietica, e aspettavano con trepida speranza quella data. I Russi hanno avuto in parte ragione perché il 1959 (1917+42) é cominciato il nuovo corso di Kruscev con l’allentamento del rigore e una certa liberalizzazione (…): astrologicamente, il sistema nato con il 1917 ricevette un primo colpo. Ma, ripetiamo, il colpo definitivo é intorno al 1989 per il concorso di una grande complessità di fenomeni”. Panunzio aveva una preparazione dottrinaria in termini tradizionali straordinaria, veramente fuori dal comune, che utilizzava non in termini statici di mera erudizione accademica, ma, dinamicamente, come strumento di studio, ricerca, analisi e crescita spirituale, con esiti talvolta anche profetici, come in questo caso. E senza dimenticare l’applicazione concreta, nella vita ordinaria, dei principi tradizionali. Lui stesso diceva: “la Tradizione bisogna viverla, poi, se necessario, descriverla”.
Veramente straordinario. Parleremo ancora con piacere di Silvano Panunzio su RigenerAzione Evola. Tornando a Fatima, quindi la Consacrazione della Russia deve ritenersi essere stata effettuata correttamente, e avrebbe portato i suoi frutti.
Mah, sembrerebbe, alla luce di quanto accaduto appunto dalla fine degli anni Ottanta in poi, ma la vicenda rimane nebulosa, soprattutto per le esitazioni che Suor Lucia avrebbe avuto negli anni. Citando sempre Aldo Maria Valli, sembra infatti che dal 1984, e fino alla caduta del muro di Berlino, suor Lucia abbia continuato a sostenere che nessuna delle Consacrazioni fatte fino ad allora avesse rispettato le richieste della Madonna. Circa le consacrazioni fatte da Giovanni Paolo II del 1982 e del 1984, in un’intervista rilasciata nel 1985 alla rivista “Sol de Fátima”, Suor Lucia avrebbe dichiarato: “Non c’era la partecipazione di tutti i vescovi, né la Russia era menzionata”.
Successivamente, il cardinale Tarcisio Bertone, all’epoca Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, il 17 novembre 2001 incontrò Suor Lucia nel convento di Coimbra, in Portogallo, per chiarire alcuni aspetti riguardanti la pubblicazione del documento “Il Messaggio di Fatima” del 26 giugno 2000. In quell’occasione, contrariamente a quanto prima affermato, Suor Lucia avrebbe confermato la correttezza della Consacrazione. nel resoconto si legge infatti: “Che cosa dice delle ostinate affermazioni di Padre Gruner che raccoglie firme perché il Papa faccia finalmente la consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria, che non è mai stata fatta? – Suor Lucia risponde: “La Comunità del Carmelo ha rigettato i moduli per la raccolta delle firme. Ho già detto che la consacrazione desiderata da Nostra Signora è stata fatta nel 1984, ed è stata accetta al Cielo”. Lucia precisò “ho già detto”, poiché quest’affermazione sarebbe già stata fatta da lei l’8 novembre 1989: “Sì [la consacrazione] è fatta così come la Madonna gliel’ha chiesta dal 25 marzo 1984”.
Sempre secondo la ricostruzione di Aldo Maria Valli, sembra che Padre Amorth, in un’intervista del 2011 abbia messo in dubbio la veridicità di questa rivelazione di Suor Lucia a Bertone, in quanto la lettera originale sottoscritta dalla veggente di Fatima non sarebbe stata mai ufficialmente esibita, contrariamente ad altri documenti, né risulta pubblicata la lettera con la firma originale: “Perché il cardinal Bertone non ha mostrato quella lettera – mentre avrebbe dovuto farlo – quando ha annunciato il Terzo segreto di Fatima? Una semplice fotocopia del manoscritto inclusa nel dossier ufficiale del Vaticano sarebbe stata sufficiente a dissipare ogni dubbio. Se il Vaticano è sempre stato scrupoloso nel fornire le prove documentarie autenticanti le informazioni di suor Lucia anche su questioni di minore importanza, quale ragione ci sarebbe dovuta essere per economizzare sulla sola prova documentaria che secondo Bertone avrebbe convalidato un fatto che senza dubbio era di grandissima importanza, quale appunto la Consacrazione compiuta da Giovanni Paolo II?”. E ancora: “Davvero pensi che suor Lucia ci abbia messo cinque anni per dire che la Consacrazione era stata davvero accettata e Bertone avrebbe aspettato non meno di sedici anni per annunciare la validità di qualcosa di così cruciale come la Consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria?”.
Ritratto dell’incoronazione papale di Pio XII il 12 marzo 1939
Francamente non so cosa dirti: sappiamo bene che il Vaticano, non certo da ieri, risponde molto spesso, purtroppo, ad interessi di natura ben diversa da quelli della Verità Divina, e che manipolazioni, infiltrazioni, corruzioni, degenerazioni lo hanno ormai minato sia dall’interno che dall’esterno. Noi possiamo solo rifarci ai dati che ti ho riportato; dati che mi fanno pensare che, considerando quanto è accaduto in Russia dalla fine degli anni Ottanta in poi, quelle consacrazioni di Giovanni Paolo II – non un Papa qualunque, anche per quanto gli era accaduto il 13 maggio (appunto, una data non casuale, corrispondente alla prima apparizione di Fatima) del 1981, per quella “mano mariana” che probabilmente deviò il proiettile di Agca – abbiano avuto un peso rilevante, unite all’azione “privata” dei vescovi ortodossi russi, e completando idealmente la Consacrazione di Pio XII del 7 luglio 1952, con la lettera apostolica Sacro Vergente Anno, di cui abbiamo parlato, in cui la Russia era stata nominata, ma in cui mancava probabilmente la partecipazione ecumenica dei vescovi di tutto il mondo. Non dimentichiamo, inoltre, un altro dato fondamentale, e cioè che Pio XII era stato ordinato vescovo da papa Benedetto XV proprio il 13 maggio 1917, il giorno esatto della prima apparizione di Fatima. Tanti elementi univoci, che mi fanno pensare che il tassello finale messo da Wojtyla abbia chiuso il discorso.
Di fatto, dopo pochi anni l’URSS si dissolverà e ciò gradualmente porterà, dopo tutti gli eventi che abbiamo riassunto velocemente nella scorsa puntata, all’avvento di Vladimir Putin, ad una lenta riemersione dell’anima tradizionale e religiosa della Russia, fino ad allora rimasta latente sotto la cenere, ma mai sopita, ed all’avvento di quella sorta di “neo-cesaropapismo” riproposto da Putin con la grande Chiesa Ortodossa Russa, che ha ravvivato le radici della cristianità dei primi Padri della Chiesa. Certo, siano fuori dall’alveo cattolico romano, ma le Vie del Signore sono, oltre che infinite, anche imperscrutabili, per cui il bacino di contenuti, anche metafisici, e di suggestione iconografica e rituale fornito dall’Ortodossia, in questa tragica fase storica, può essere fondamentale per compensare il declino della chiesa di Roma e di tutto l’Occidente.
Anche Papa Bergoglio ha rinnovato di recente il rito, consacrando Russia e Ucraina al Cuore di Maria …
Con tutto il rispetto per l’attuale Pontefice, credo che questa consacrazione sia stata una sua iniziativa personale, evidentemente del tutto svincolata dal messaggio di Fatima, i cui effetti temo siano irrilevanti, per varie ragioni su cui non è il caso di soffermarsi qui.
La prospettiva apocalittica e escatologica della Russia sembra insomma verosimile, sotto la guida di Vladimir Putin, che, sembrerebbe non a caso, è stato ribattezzato Zar…
Sì, tutto sembrerebbe orientato in quella direzione. Ma vediamo, perché poi dipende da cosa gli uomini potranno e sapranno fare, da quanto quest’entità catecontica, se non sbagliamo a chiamarla così, saprà realizzare ciò che è chiamata, più o meno consapevolmente, a fare. La volontà divina è imperscrutabile: sappiamo che, alla fine, le forze infere non praevalebunt, ma come e quando si arriverà al trionfo finale della Luce sul suo negativo illusorio, e soprattutto dopo quali avvenimenti, non è lecito saperlo.
Certamente, soprattutto dopo l’esplosione crisi ucraina del 2022, le tensioni apocalittiche di cui viene ammantato il conflitto con l’Occidente degenerato, che ritroviamo nelle dichiarazioni di molti protagonisti del fronte russo-ortodosso, diciamo così, sono sempre più frequenti.
Vladimir Putin fu primo ministro tra l’agosto del 1999 e il maggio 2000, fino al 31 dicembre del 1999 sotto la presidenza di Eltsin, per poi essere lui stesso presidente dal 2000 al 2004 per un primo mandato, poi per un secondo dal 2004 al 2008; quindi fu di nuovo capo del governo dal 2008 al 2012, sotto la presidenza di Dmitrij Medvedev, per poi tornare alla presidenza dello stato con un terzo mandato, dal 2012 al 2018, cui è seguito il quarto, in corso.
Nella prima parte della sua carriera politica, negli anni in cui è stato presidente o primo ministro, Putin non ha mancato di inquadrare la Russia soprattutto da un punto di vista geopolitico, nella prospettiva eurasiatista. In un discorso pronunciato il 10 novembre del 2000, alla vigilia di un vertice dell’Asian-Pacific Economic Cooperation (Apec), Putin chiariva: “La Russia si è sempre sentita un paese eurasiatico”; e d’altronde, la sua affermazione del 25 aprile 2005, quando dichiarò di considerare la dissoluzione dell’Urss “la più grande catastrofe geopolitica del XX secolo”, era particolarmente significativa: la ricomposizione dello spazio post-sovietico in una nuova forma, più concreta di quella rappresentata dalla CSI, che si era creata subito dopo la caduta dell’URSS, l’8 dicembre 1991.
Negli anni a venire, Putin ha compiuto passi concreti in questa direzione: nel 2001 nasce l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, organismo intergovernativo che lega Cina, Russia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan; l’anno successivo, nel 2002, nasce il CSTO (Collective Security Treaty Organization), tra Armenia, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Russia; come abbiamo detto la scorsa volta, fu poi Putin ad attuare, tra il 2011 ed il 2015, il progetto dello storico presidente kazako Nazarbayev, della creazione di una Unione Eurasiatica che riunisse nuovamente le repubbliche della disciolta Unione Sovietica, con la nascita dell’Unione Economica Eurasiatica (UEE) tra Bielorussia, Kazakistan, Russia, Armenia e Kirghizistan. Nel luglio 2011 era nata l’Unione doganale eurasiatica tra Russia, Bielorussa e Kazakistan, divenuta Spazio economico comune l’anno successivo.
7 maggio 2012: Vladimir Putin è investito del suo terzo mandato presidenziale. Inizia la fase della difesa della Russia dalle degenerazioni dell’Occidente (from wikimedia commons, source Kremlin.ru, under the Creative CommonsAttribution 4.0 License, with no changes)
Poi, più o meno da una decina di anni, dal 2012 circa, in sostanza a partire dal suo terzo mandato presidenziale, Vladimir Putin ha cominciato a mettere in guardia da certe derive dell’Occidente, avviando una sorta di rivoluzione conservatrice russa, in cui sono state messe in primo piano tematiche non solo geopolitiche in senso stretto, ma anche e soprattutto sociali, culturali, tradizionali, religiose, spirituali. In questo credo che anche l’elaborazione di personalità di primo piano di questa rivoluzione culturale russa, come Alexandr Dugin, abbiano giocato un ruolo importante.
Questo “nuovo corso” può, probabilmente, ritenersi sorto “ufficialmente” al Forum di Valdai del 19 settembre 2013, in cui Putin pronunciò un celebre discorso, in cui forse per la prima volta lo sentimmo parlare, con riferimento a certe deviazioni occidentali, di “fede in Satana”. Ne riporto questo stralcio: “Un altro obiettivo per l’identità della Russia è legato agli eventi che hanno luogo nel mondo. Questo riguarda la politica estera e i valori morali. Possiamo notare come molti Paesi euro-atlantici stanno negando le loro radici tra cui i valori cristiani che sono alla base della civiltà occidentale. Stanno negando i principi morali e la propria identità: nazionale, culturale, religiosa e perfino sessuale. Mettono in vigore politiche che pongono allo stesso livello delle numerose famiglie tradizionali, le famiglie omosessuali: la fede in Dio equivale ormai alla fede in Satana. Questo eccesso di politicamente corretto ha condotto la volontà di qualche persona a legittimare partiti politici di cui l’obiettivo è promuovere la pedofilia. In molti Paesi europei, la gente non ha il coraggio di parlare della propria religione. Le vacanze sono abolite o chiamate diversamente; la loro essenza è nascosta, proprio come il loro fondamento morale. La gente cerca, aggressivamente, di esportare questo modello attraverso il mondo. Sono convinto che questo apra una via diretta alla degradazione e al primitivismo che porteranno ad una profonda crisi demografica e morale.
Che cosa testimonia meglio di questa crisi morale se non la perdita della capacità a riprodursi? Oggigiorno, quasi nessuna nazione sviluppata è in grado di riprodursi, anche con l’aiuto dei flussi migratori. Senza i valori presenti nel cristianesimo e nelle altre religioni del mondo, senza gli standard morali che si sono formati per millenni, le popolazioni perderanno inevitabilmente la loro dignità umana. Consideriamo normale e naturale di difendere questi valori. Dobbiamo rispettare il diritto di ogni minoranza di essere differente, però, i diritti della maggioranza non devono essere rimessi in questione.
Allo stesso tempo, vediamo tentativi di rilanciare il modello standardizzato di un mondo unipolare e di confondere le istituzioni di legge internazionale e di sovranità nazionale. Un tale mondo unipolare, standardizzato, non ha bisogno di Stati sovrani, ha bisogno di vassalli. Storicamente, questo rappresenta una negazione dell’identità e della diversità mondiale donataci da Dio. La Russia è d’accordo con quelli che credono che le decisioni debbano essere prese collettivamente e non nel buio al fine di servire gli interessi di alcuni Paesi o gruppi di Paesi”.
E poi, le occasioni successive sono state tante altre. In particolare, dopo l’acuirsi della crisi in Ucraina dal 2014 in poi, e ancor di più dopo l’ingresso militare in Ucraina, una certa drammatizzazione dello scontro tra Occidente e Oriente come due visioni antitetiche dal punto di vista tradizionale è cresciuta notevolmente, e Putin pone sistematicamente l’accento sulla necessità di difendere i valori tradizionali e religiosi della Russia dagli attacchi culturali dell’Occidente decaduto e “satanico”: la contrapposizione tra Occidente, e, in particolare tra la visione americana e anglosassone, che è quella ormai dominante e che ha inglobato e cancellato la tradizione europea, ed il mondo russo ed eurasiatico in genere, ha ormai travalicato il mero dato geopolitico in senso stretto.
Vladimir Putin durante il discorso in occasione della cerimonia di annessione alla Federazione Russa delle quattro regioni russofone ucraine, il 30 settembre 2022
Qualche esempio recente: durante il discorso al Cremlino per la cerimonia di annessione alla Federazione delle quattro regioni russofone dell’Ucraina, il 30 settembre scorso, Putin ha esclamato a gran voce, parlando di certe “élites occidentali”: “(…) In sostanza, sputano sul diritto naturale di miliardi di persone, la maggior parte dell’umanità, sulla libertà e sulla giustizia, sulla possibilità di determinare il proprio futuro. Ora sono passati alla radicale negazione delle norme etiche, della religione e della famiglia.
Rispondiamo noi stessi ad alcune domande molto semplici. Ora voglio tornare a quello che ho detto, e voglio anche rivolgermi a tutti i cittadini russi, non solo ai colleghi in platea, ma a tutti i cittadini russi: ma davvero nel nostro Paese, in Russia, vogliamo avere “il genitore numero uno”, “il numero due”, “il numero tre” (sono completamente impazziti!) al posto di una mamma e un papà? Vogliamo davvero che le nostre scuole inizino a insegnare ai bambini delle elementari a creare perversioni che portano al degrado e all’estinzione? Che venga loro insegnato che oltre alle donne e agli uomini esisterebbero dei ‘gender’ e che venga loro proposto un intervento per cambiare sesso? È questo che vogliamo per il nostro Paese e per i nostri figli? Tutto questo per noi è inaccettabile, abbiamo un altro futuro, nostro.
Ripeto, la dittatura delle élite occidentali è diretta contro tutte le società, compresi gli stessi popoli dei Paesi occidentali. È una sfida per tutti. Questa negazione totale dell’uomo, la sovversione della fede e dei valori tradizionali, la soppressione della libertà assumono le caratteristiche di una “religione al contrario” – un vero e proprio satanismo. Nel Discorso della Montagna, Gesù Cristo, denunciando i falsi profeti, disse: ‘Dai loro frutti li riconoscerete’. E questi frutti velenosi sono già evidenti per la gente, non solo nel nostro Paese, ma in tutti i Paesi, comprese molte persone nello stesso Occidente”.
Satanismo, religione al contrario, negazione totale dell’uomo, sovversione della fede e dei valori tradizionali: parole forti. Ed una citazione evangelica importante. Un crescendo straordinario. E ancora, in un discorso del 28 ottobre 2022, Putin cita anche Dostoevskij, su cui ci eravamo soffermati. “Fëdor Dostoevskij profetizzò tutto questo nel XIX secolo. Uno dei personaggi del suo romanzo ‘Demoni’, il nichilista Shigalev, descrisse il futuro radioso che immaginava nel modo seguente: “Emergendo da una libertà sconfinata, concludo con un dispotismo sconfinato”. Se inizialmente per liberalismo classico si intendeva la libertà di ogni persona di fare e dire a proprio piacimento, nel XX secolo i liberali iniziarono a dire che la cosiddetta società aperta aveva dei nemici e che la libertà di questi nemici poteva e doveva essere limitata se non annullata. Ha raggiunto il punto assurdo in cui qualsiasi opinione alternativa viene dichiarata propaganda sovversiva e una minaccia alla democrazia”.
E, a ruota, possiamo ricordare certe affermazioni del discorso del 21 febbraio di quest’anno, ad un anno esatto dall’inizio dell’Operazione militare in Ucraina. “Le élite occidentali non nascondono il loro obiettivo: infliggere – come dicono, sono le loro parole – “una sconfitta strategica alla Russia”. Cosa significa per noi? Questo significa mettere fine a noi una volta per tutte, cioè intendono trasformare un conflitto locale in una contrapposizione globale. Questo è esattamente ciò che recepiamo e reagiremo di conseguenza e nei dovuti modi, perché si sta parlando dell’esistenza del nostro Paese.
Ma anche loro non possono non essere consapevoli che è impossibile sconfiggere la Russia sul campo di battaglia, perciò stanno conducendo attacchi informativi sempre più aggressivi contro di noi. Prima di tutto, ovviamente, come target vengono scelti i giovani, le giovani generazioni. E anche qui mentono costantemente, distorcono i fatti storici, non fermano gli attacchi alla nostra cultura, alla Chiesa ortodossa russa e ad altre organizzazioni religiose tradizionali del nostro paese.
Ekaterinburg, notte tra il 16 ed il 17 luglio 2018: una folla sterminata di oltre 100.000 persone partecipa alla funzione religiosa in occasione del centenario dell’uccisione da parte dei bolscevichi della Famiglia imperiale dello zar Nicola II Romanov. La funzione, officiata da 40 vescovi sotto la guida del Patriarca Kirill, si svolse nella “Chiesa sul Sangue in onore di tutti i santi risplendenti nella Terra Russa”, edificata sul luogo dove furono uccisi l’imperatore Nicola II e la sua famiglia, e che conserva alcune reliquie dello Zar
Guardate cosa fanno ai loro stessi popoli: la distruzione della famiglia e dell’identità culturale e nazionale, le perversioni, le atrocità sui bambini, fino alla pedofilia – tutto ciò viene dichiarato norma, la norma della loro vita, e il clero, i sacerdoti sono costretti a benedire i matrimoni tra persone dello stesso sesso. Che Dio sia con loro, che facciano pure quello che vogliono. Cosa si può dire qui? Gli adulti hanno il diritto di vivere come vogliono, anche noi in Russia pensavamo e pensiamo così, nessuno si intromette nella vita privata delle persone e non abbiamo intenzione di farlo nemmeno in futuro. Ma voglio dire loro: guardate, scusatemi, le sacre scritture, i libri principali di tutte le altre religioni del mondo. Lì è tutto scritto, compreso che la famiglia è l’unione di un uomo e una donna, ma questi testi sacri ora vengono messi in discussione. Com’è stato reso noto, la Chiesa anglicana, ad esempio, pianifica – finora solo pianifica – di prendere in considerazione l’idea di un Dio di genere neutro. Cosa si può dire qui? Dio perdonali, non sanno quel che fanno. Milioni di persone in Occidente capiscono di essere condotti a una vera catastrofe spirituale. Le élite, francamente, sono impazzite e questa pazzia non si cura già più”.
La “catastrofe spirituale“, la “pazzia” dell’Occidente, quella lucida follia che però quasi nessuno sembra in grado di individuare (Putin è fin troppo ottimista quando parla di milioni di persone in Occidente che capiscono di essere condotte nel baratro): è quel carnevale perpetuo, quella parodia finale dei tempi ultimi, di cui tanto René Guénon ci ha parlato. Questo Putin, in effetti, autorevole e forte, e capace di chiamare in causa certe tematiche con intelligenza e profondità, merita decisamente che per lui sia stato nuovamente, dopo decenni, riutilizzato quell’appellativo che fa tremare i polsi all’Occidente impazzito: Zar, Csar, Caesar … i “Cesari” di Spengler…
Fa impressione leggere la fermezza, la profondità e la coerenza di queste affermazioni, alle quali, peraltro, in Russia sono seguiti anche i fatti, anche attraverso provvedimenti normativi.
Sì, assolutamente. Putin è, di fatto, l’unico leader mondiale che abbia oggi il coraggio di esprimersi in questi termini: è un dato impressionante, che va contro qualunque principio del “politicamente corretto”, del laicismo imperante, che ormai è sinonimo di ateismo di Stato e di inversione di qualunque normalità, nel senso tradizionale del termine: adesione alla “norma”. Escludendo, ovviamente, l’impronta messianica veterotestamentaria che, ritroviamo, notoriamente, nella storia degli Stati Uniti d’America (in cui, ricordiamolo, Dio viene citato espressamente nel Pledge of Allegiance, il giuramento di fedeltà alla bandiera, sulle banconote – In God we trust – , dai presidenti americani che giurano sulla Bibbia…) e della monarchia britannica: e, lo sappiamo bene, non è certamente un caso; un messianismo derivato e mutuato direttamente da Israele. Ricordiamo che l’Inghilterra della fine del XVI secolo, sotto Elisabetta I, si considerava il “Nuovo Israele”, il British Israel…
E, in Russia, alle parole – e che parole, verrebbe da dire! – sono seguiti i fatti, come giustamente dicevi: oltre alla cacciata delle tante associazioni, fondazioni, enti “filantropici” emanazione delle solite oligarchie delle tenebre (Soros, Bill Gates, ecc.), la Duma nel 2013 ha approvato, e Putin ha promulgato, la legge federale “per lo scopo di proteggere i minori dalle informazioni che promuovono la negazione dei valori tradizionali della famiglia”, che sanziona – in termini peraltro amministrativi, con sanzioni pecuniarie pesantissime, ma non penali – la distribuzione di materiali che diffondano la “propaganda dei rapporti sessuali non tradizionali” tra i minori, o che ne suscitino “interesse”, o formino “predisposizioni sessuali non tradizionali”; o diffondano “idee distorte sull’eguale valore sociale delle relazioni sessuali tradizionali e non tradizionali”.
La legge è stata di recente, tra ottobre e novembre 2022, ampliata ed aggiornata includendovi la diffusione attraverso siti internet, media, libri o film, anche con riferimento alla diffusione di informazioni atte ad incoraggiare la propaganda Lgbtq, il cambio di sesso e pedofilia; il tutto anche su impulso del patriarca russo Kirill.
“Qui seguiamo un altro cammino”, ha detto da parte sua il presidente della Duma, Vyacheslav Volodin, uno dei promotori del disegno di legge insieme a centinaia di deputati: “Dobbiamo pensare ai nostri bambini, alle nostre famiglie e al nostro Paese per preservare e proteggere i valori che i nostri genitori ci hanno trasmesso”. Il tutto, per garantire la “sicurezza intellettuale, morale e psicologica della società, anche nella forma di un divieto delle attività che mirano a rendere popolari le relazioni sessuali non tradizionali e che rigettano i valori familiari”.
Non solo. Il 9 novembre del 2022 Putin con il decreto n. 809 ha ratificato ed approvato un testo contenente i “Fondamenti della politica statale di tutela e rafforzamento dei valori spirituali e morali tradizionali russi”, molto importante perché contiene dei dettami che puntano ad reindirizzare la Russia lungo l’alveo della Tradizione. Non possiamo troppo dilungarci qui su questo, ma in questo lungo e denso testo sono ricompresi dei punti importanti, come ad esempio questi: “ I valori tradizionali sono linee guida morali che formano la visione del mondo dei cittadini russi, vengono trasmessi di generazione in generazione, sono alla base dell’identità civile di tutti i russi e dello spazio culturale comune del Paese, rafforzano l’unità civile e trovano la loro espressione unica e distintiva nello sviluppo spirituale, storico e culturale del popolo multinazionale della Russia”. E, ancora, un importante riferimento al ruolo delle religioni regolari nella tradizione russa: “Il cristianesimo, l’islam, il buddismo, l’ebraismo e altre religioni, parte integrante del patrimonio storico e spirituale russo, hanno avuto un impatto significativo sulla formazione dei valori tradizionali, comuni a credenti e non credenti. Un ruolo particolare nella formazione e nel rafforzamento dei valori tradizionali spetta all’Ortodossia”.
Il Patriarca della Chiesa Ortodossa Russa Kirill e Vladimir Putin in occasione della Giornata dell’Unità Nazionale, il 4 novembre 2016 (from wikimedia commons, source Kremlin.ru, under the Creative CommonsAttribution 4.0 License, with changes: cropped image)
Infine, riporto questo riferimento esplicito all’azione di entità esterne per penetrare nel tessuto socio-culturale russo e deviarlo; l’azione delle quinte colonne di cui abbiamo parlato: “Le attività di organizzazioni estremiste e terroristiche, alcuni media e mezzi di comunicazione di massa, le azioni degli Stati Uniti d’America e di altri Stati stranieri ostili, alcune società transnazionali e organizzazioni straniere senza scopo di lucro e le attività di alcune organizzazioni e individui sul territorio russo costituiscono una minaccia ai valori tradizionali. L’impatto ideologico e psicologico sui cittadini porta al radicamento di un sistema di idee e valori estranei al popolo russo e distruttivi per la società russa (di seguito denominati ideologia distruttiva), tra cui la coltivazione di egoismo, permissivismo, immoralità, la negazione degli ideali del patriottismo, del servizio alla Patria, della durata naturale della vita, del valore della solidità della famiglia, del matrimonio, della prolificità, del lavoro creativo, del contributo positivo della Russia alla storia e alla cultura mondiale, la distruzione della famiglia tradizionale attraverso la promozione di relazioni sessuali non tradizionali”.
Nelle nostre moderne società occidentali tutto questo sarebbe impensabile. E, infatti, siamo arrivati a questo punto di rottura: e, ce lo confermi, non è soltanto Putin ad utilizzare toni apocalittici ed escatologici in Russia.
Sì, assolutamente, certi contenuti, in Russia, ormai non sono più soltanto appannaggio del solo Putin.
A parte certi proclami che si ascoltano facilmente anche sui mezzi di comunicazione di qualunque tipo (persino un presentatore televisivo, Vladimir Solovyov, ha presentato la guerra in Ucraina come “la nostra guerra contro il satanismo totale”), pensiamo, ad esempio, a Dmitrij Medvedev, attualmente Vicepresidente del Consiglio di Sicurezza della Federazione Russa. Da tempo sta tenendo nei suoi discorsi toni infuocati da guerra santa, sia pure nel suo stile molto più “grossolano” e roboante, per intenderci, rispetto alla maggiore sobrietà ed eleganza formale di Putin. Ad esempio, in occasione della Giornata dell’Unità Nazionale, nel novembre scorso, Medvedev ha scritto: “Abbiamo l’opportunità di mandare tutti i nemici nella Geenna infuocata, ma questo non è il nostro compito. Ascoltiamo le parole del Creatore nei nostri cuori e obbediamo. Queste parole ci danno uno scopo sacro. L’obiettivo è fermare il comandante supremo dell’inferno, non importa il nome che usa: Satana, Lucifero o Iblis. Perché il suo obiettivo è la morte. Il nostro obiettivo è la vita. La sua arma è una bugia intricata. E le nostre armi sono la verità. Ecco perché la nostra causa è giusta. Ecco perché la vittoria sarà nostra (…). Per cosa stiamo combattendo? La Russia è un Paese vasto e ricco. Non abbiamo bisogno di territori stranieri, abbiamo tutto in abbondanza. Ma c’è la nostra terra, che per noi è sacra, dove hanno vissuto i nostri antenati e dove vive oggi il nostro popolo. E non la daremo a nessuno. Oggi, contro di noi c’è un mondo che sta morendo. Un gruppo di folli (…) tossicodipendenti, di una nazione drogata e intimidita e di un grande branco di cani abbaianti del canile occidentale. Con loro c’è un branco eterogeneo di gilets grugnenti e filistei di un impero occidentale crollato, con la bava che gli cola dal mento a causa della degenerazione. Non hanno credenze o ideali se non le loro sporche abitudini e i loro standard autoimposti di doppio pensiero che negano l’altezza morale concessa alle persone normali. Così, sollevandoci contro di loro, abbiamo acquisito un potere sacro”. In precedenza Medvedev aveva anche detto: “Possiamo presumere che i “cavalieri dell’Apocalisse” siano in arrivo e tutti possiamo sperare solo nel Signore Dio, l’Onnipotente”. Pomposo e retorico, si può dire, ma efficace…
D’altronde anche il Patriarca di Mosca e della Chiesa Ortodossa Russa, Kirill, eletto ed intronizzato nel 2009, ha parlato con toni piuttosto chiari. Il 20 novembre 2021, in occasione del suo settantacinquesimo compleanno, aveva dichiarato: “la Russia è leader del mondo libero. Siamo veramente un paese libero. Siamo liberi dalle più potenti influenze esterne, ci stiamo sviluppando a modo nostro, voglia Dio che questo percorso abbia successo”.
Dopo l’avvio dell’intervento militare in Ucraina, le parole di Kirill hanno assunto contenuti molto importanti, in chiave realmente escatologica. Nel marzo 2022, in un sermone, ha precisato: “Stiamo parlando di qualcosa di molto più importante della politica. Parliamo della salvezza umana… siamo entrati in una guerra che non ha significato fisico ma metafisico (…) Per otto anni si è cercato di distruggere quanto esisteva nel Donbass, dove vi è un fondamentale rifiuto dei cosiddetti valori offerti da chi rivendica il potere mondiale”, aggiungendo che la parte dove si sceglieva oggi di stare era “un test della fedeltà al Signore”, e assicurando la remissione di tutti i peccati a chi fosse morto in battaglia.
Ancora, nell’ottobre 2022 Kirill ha sostenuto che “Vladimir Putin è un combattente contro l’Anticristo” e, durante l’omelia della messa della Domenica delle Palme di quest’anno, ha detto che la guerra in corso non è contro persone “di carne e sangue, ma contro gli oscuri dominatori di questo mondo e contro spiriti malvagi ultracelesti”. Come vediamo, si tratta di dichiarazioni molto importanti, che nessuna autorità spirituale occidentale potrebbe più, oggi, rilasciare: alla guerra in corso vengono chiaramente riconosciuti significati ben superiori a quelli riconducibili ad interessi meramente materiali.
Anche il leader ceceno Ramzan Kadyrov, noto per la sua intransigente fermezza, ha espresso parole chiare sul connotato di questo conflitto cosmico contro l’Occidente degenerato, citando spesso nei suoi discorsi l’Iblis, il Dajjal, lo Shaytan … Il leader ceceno ha definito l’intervento in Ucraina “un Jihad contro l’occidente satanista”, accusando Zelensky di essere “principale agitatore” del “satanismo” di Kiev e della Nato che, qualora dovesse vincere, porterebbe al crollo del mondo intero. E ancora: “Oggi l’intero blocco Nato fornisce armi e i suoi combattenti” all’Ucraina, “ma non può far pendere la bilancia a loro favore. Siamo in guerra contro il satanismo e tutte le sue peggiori manifestazioni. Questa è la nostra forza spirituale. E questo spirito non può essere spezzato! Sì, la popolazione ucraina sta morendo. Ma dovrebbero essere offesi dal fatto che stanno morendo invano per il diritto dell’Occidente di tenere sfilate arcobaleno davanti ai bambini, e non per i loro valori nazionali. Sodoma e Gomorra furono punite dall’Onnipotente. E oggi questa spada della sacra punizione è nelle mani della Russia”. Fa impressione leggere questo riferimento a Sodoma e Gomorra, alla Russia come strumento della punizione divina…
21 febbraio 2014: il Patriarca Kirill incontra il capo della Repubblica cecena, Razman Kadyrov, nella residenza patriarcale e sinodale nel monastero Danilov a Mosca
Peraltro, è importantissimo sottolineare un altro punto: in Russia si sta assistendo, di fatto, ad una sorta di “Santa Alleanza” tra musulmani e cristiani ortodossi contro il comune nemico, l’occidente degenerato, e questo da tempo. Ma dal piano informale ci si sposta sempre più a quello ufficiale, dato che, proprio pochi giorni fa, il Patriarca Kirill, parlando a personalità statali e pubbliche dei Paesi musulmani presso l’Accademia islamica bulgara, ha espressamente dichiarato: “In un mondo in cui ci sono così tante contraddizioni, conflitti e intolleranza, cristiani ortodossi e musulmani si incontrano e testimoniano di avere una visione comune di ciò che sta accadendo. E questa comunanza ha un significato che va oltre il dialogo stesso tra ortodossi e musulmani, perché stiamo rivolgendo un chiaro messaggio al mondo intero. Quando le persone sono divise, quando sono pronte a farsi la guerra, noi, che riconosciamo il Signore Dio, che riconosciamo nell’altro un popolo fedele, abbiamo l’opportunità e il potere di pronunciare parole che possono influenzare ciò che sta accadendo nel mondo. E che Dio ci conceda di allargare il nostro dialogo a un numero sempre maggiore di cristiani e musulmani, affinché la nostra parola comune sia ancora più persuasiva”.
Anche Alexandr Dugin, che, lo ricordiamo ancora, ha perso la figlia Darya a causa di questa tragedia, ha descritto in termini metafisici il conflitto in essere.
Certamente. Dugin aveva analizzato e studiato la delicatissima situazione geopolitica riguardante la Russia già da molti anni, mettendo in guardia – come fatto anche dal compianto Giulietto Chiesa da noi, ad esempio – dal rischio assolutamente concreto di un conflitto su scala mondiale, che avrebbe assunto un carattere realmente metafisico. Dopo l’inizio dell’Operazione Militare e la targica scomparsa della figlia, le dichiarazioni di Dugin e i suoi scritti sul carattere escatologico dello scontro in atto con l’Occidente sono stati moltissimi. Ti riporto tra i tanti questo stralcio: “E’ il conflitto tra la civiltà del male che è l’Occidente e la terra del cuore che è precisamente la Russia. La Russia sente molto forte la sua identità culturale e la propria civiltà. Putin dice che la Russia non è un Paese ma è la civiltà stessa. I suoi valori non possono coincidere con quelli dell’Occidente che crede di essere l’unica civiltà. Il mondo occidentale attuale ha perso tutta la misura. Il liberalismo ha iniziato a mostrare tutti i suoi aspetti totalitari e vuole imporre le sue regole agli altri come se fossero universali. La lotta della Russia consiste nel mostrare che possiamo resistere contro questa oppressione. L’operazione militare speciale è una manifestazione della sfida della Russia contro l’egemonia culturale. La Russia lotta contro questa ideologia del genere, LGBT. La guerra di Putin non è contro l’Ucraina ma contro l’ordine globale liberale. E’ la guerra della società religiosa e spirituale della Russia contro la società satanica dell’Occidente. E in tutto questo l’Occidente è destinato a soccombere”. Parole molto forti, evidentemente.
Dugin ha peraltro espresso la sua delusione per come questa guerra si sta svolgendo, per l’impreparazione complessiva, e soprattutto “ideologica” della Russia a questo scontro di civiltà, ad una “guerra su larga scala con l’Occidente”. In un’intervista di qualche mese fa, rilasciata ad Olga Vandysheva e tradotta da Lorenzo Maria Pacini per geopolitika.ru, Dugin con molta lucidità ha messo in guardia circa il fatto che, al di là delle parole e dei fatti ascrivibili a Putin, Kirill ed altre importanti personalità, mancherebbe alla Russia un vero e proprio nucleo ideologico da contrapporre all’Occidente (ricorda quanto ci siamo detti sul logos russo, il cui processo di sviluppo fu bruscamente interrotto per opera del bolscevismo). La grande tradizione spirituale russa non è stata sufficientemente risvegliata nella popolazione, ancora molto imborghesita e in parte avvelenata da alcune derive liberal dell’Occidente (“il grado che la storia ci richiede non è nemmeno lontanamente presente nella società, nello stato del nostro popolo, nella cultura. Da questo punto di vista ci siamo effettivamente afflosciati (…) Non abbiamo l’ideologia per combattere con l’ideologia occidentale”; “il divertimento continua, il comfort continua, lo stile di vita viziato che esisteva prima del 24 febbraio continua. Alcuni sono scappati, altri se ne sono andati. Ma quante persone sono rimaste con una mentalità liberale, consumistica e borghese! Cercano di esorcizzare la guerra in cui siamo impegnati. Questa ostinazione, questo feroce rifiuto della realtà, è sconcertante”), e non esiste, di fatto, una classe dirigente di livello superiore (“Proclamiamo di lottare per la giustizia, ma la nostra società ne è così carente che ci si rizzano i capelli in testa. Parliamo di onestà e purezza e i nostri eroi, il nostro popolo, la nostra chiesa, la nostra storia, la nostra identità incarnano l’onestà e la purezza, ma la nostra classe dirigente non soddisfa affatto questi criteri”).
Alexandr Dugin con la figlia Darya, uccisa in un attentato il 20 agosto 2022
Dugin parla del rischio di una “guerra a metà”, in cui, nel contesto di un conflitto epocale ed escatologico tra Oriente ed Occidente, sia dal punto di vista militare che in termini di mobilitazione nazionale e spirituale si è, appunto, sostanzialmente, solo ai primi, incerti passi (“la nostra impreparazione sociale, tecnologica e psicologica al confronto finale e totale con l’Occidente crea una sensazione terribile. È come se un uomo addormentato stesse lottando contro i lupi che lo attaccano. Non è ancora sveglio. Lo mordono, ma lui non capisce: sta ancora sognando o i lupi sono già vivi? E questa sensazione di non risveglio, di mezzo sonno, in cui si trovano la nostra società e il nostro Stato, crea un’impressione mostruosa”), e ricorda come la Russia, storicamente, finisca per perdere guerre condotte a metà, come la guerra russo-giapponese, quella finlandese, quella afghana, e la prima guerra cecena, e vinca le guerre in casa “solo quando tutta la nazione, tutto lo Stato, è coinvolto, quando tutto è per il fronte, tutto è per la vittoria, quando non c’è un solo elemento nello Stato, nella società, che non sia coinvolto nel sistema di lotta per la vittoria. Se la guerra è a metà, sarà persa (…); per vincere, abbiamo bisogno di uno Stato completamente diverso. Abbiamo bisogno di una Santa Russia rinata, di un vero potere popolare e di una cultura di mobilitazione”.
Il lavoro fatto da Putin dal punto di vista del risveglio spirituale della nazione, come quello collegato al Decreto 809 sui valori tradizionali, sarebbe dovuto iniziare molto tempo fa: “tutto questo avrebbe dovuto essere fatto 22 anni fa, quando il presidente salvatore è arrivato al Cremlino. Già allora era necessario prepararsi a uno scontro con l’Occidente (…); avremmo dovuto essere tutti avvertiti fin dal primo giorno della SMO che stavamo entrando in un conflitto finale con l’Occidente. A noi, soprattutto a coloro che sostenevano apertamente la SMO, si sarebbe dovuto dire di ‘tenere duro e stare attenti’. Ogni esponente di questa ideologia avrebbe dovuto essere protetto e sostenuto. Almeno un avvertimento…”. Insomma, Dugin lancia un allarme molto serio, e motivato: al di là di quanto le autorità civili e religiose stiano facendo, dei testi normativi approvati, se non riesce a penetrare nelle anime dei cittadini russi, soprattutto dei più giovani, tutto rischia di diventare inutile. E, nonostante la chiusura della Russia a certe influenze esterne, non è facile oggi attuare questa rivoluzione dello spirito, non fosse altro per la pervasività dei nuovi media attraverso internet e tutte le tecnologie esistenti.
In tal senso, nonostante tutto, sul fronte, i soldati ed i miliziani mostrano una consapevolezza non di poco conto sul significato soprattutto spirituale di questo conflitto, se è vero come è vero che, ad esempio, diverse unità in battaglia utilizzano il vessillo del Cristo Salvatore. Tutto questo può richiamare forze superiori alla battaglia, rendendo meno rilevante il dato puramente materiale dell’impreparazione militare o della scarsa consapevolezza di buona parte della popolazione circa il significato del conflitto?
Beh, questo in effetti è un aspetto non da poco. Dugin stesso ha detto che i veri eroi sono tra le file sia delle unità regolari che di quelle mobilitate e dei volontari, dove vessilli e simboli sacri non mancano di certo: in particolare, come dicevi, il famoso stendardo che raffigura il Cristo Salvatore, tradizionalmente portato dalle truppe nelle battaglie russe. Si tratta di un’antichissima immagine acheropita, cioè tradizionalmente ritenuta come non realizzata da mano umana, la cui riproduzione ed utilizzo successivo assume comunque un carattere sacro. Nel Donbass l’immagine è usatissima, persino i ceceni di Kadyrov la utilizzano.
L’associazione Vento dell’Est, che persegue il fine di ristabilire e rafforzare i tradizionali rapporti di amicizia e collaborazione tra Italia e Russia, ha approfondito questo tema: di fatto, si sa che fin dal XII secolo in Russia i volti dei santi cominciarono ad essere raffigurati sugli stendardi degli eserciti: i principi, prima delle battaglie, vi si inginocchiavano innanzi, pregando per la vittoria ed i soldati chiedevano di essere protetti e di poter entrare in Paradiso qualora fossero caduti sul campo. In particolare, questo stendardo con il volto del Cristo Salvatore fece la sua prima apparizione durante la battaglia di Kulikovo dell’8 settembre del 1380 (anniversario di nascita della Madre di Dio), in cui i principati russi, guidati da Dmitrij Donskoij, Granduca di Mosca e di Vladimir (che pregò in ginocchio dinnanzi allo stendardo), affrontarono l’esercito dei tataro–mongoli dell’Orda d’Ora, guidati da Khan Mamaj, ottenendo, nonostante la netta inferiorità numerica, un’importantissima vittoria, che segnò l’inizio della fine per il dominio mongolo sulla Russia, che sarebbe terminato poi ufficialmente con il Grande scontro sul fiume Ugra un secolo dopo. L’importanza spirituale per l’unificazione delle terre russe fu ancor maggiore.
Lo stendardo del Cristo Salvatore portò alla vittoria anche l’esercito di Ivan IV che nel 1552 liberò Kazan dai Tatari; ancora, lo Zar Alexej Michailovič Romanov, padre di Pietro il Grande, che aveva fatto realizzare uno stendardo di alto livello artistico, di ritorno dalla vittoriosa campagna militare contro la Confederazione polacco-lituana, lo fece consacrare come icona sacra.
Si racconta che persino il famoso maresciallo Georgij Konstantinovič Zukov, pur nell’ambito di un regime ateo come quello comunista, lo abbia utilizzato nella sua campagna contro la Germania nazista, unitamente all’anello che sarebbe appartenuto ad Ungern Khan von Sternberg…
Miliziani russi con lo stendardo del Cristo Salvatore
Nel Donbass, fin dal 2014, l’immagine sacra era molto utilizzata dalle milizie separatiste, e così continuano a portarla con sé i miliziani delle repubbliche annesse e gli stessi combattenti russi e persino ceceni sul fronte ucraino.
Ti racconto anche un fatto molto importante, documentato con foto, filmati, testimonianze, che si sarebbe verificato lo scorso 25 dicembre: nella Repubblica di Lugansk, durante la preghiera mattutina dei soldati del battaglione Rus e del battaglione San Alexander Nevsky, l’icona della Vergine, e si tratta in particolare dell’Icona della Semistrelnaya (“colei che ammorbidisce i cuori malvagi”) avrebbe versato abbondantemente mirra, che sarebbe grondata direttamente sulle mani dei soldati che la tenevano. Ci sono filmati ed immagini che mostrano l’accaduto e la commozione dei militari. Ricordiamo che le ierofanie e le manifestazioni del Sacro in genere sono molto spesso rapportate alle tradizioni ed alla storia dei vari popoli, conformemente d’altronde al manifestarsi del Divino secondo modalità temporali e spaziali differenti; nella tradizione cristiana ortodossa, le manifestazioni sacre sono spesso collegate alle icone ed alla produzione “miracolosa” di mirra, di unguenti od olii sacri. E non è un caso: nel mondo ortodosso, ad esempio, è particolarmente importante il Sacro Myron, o Crisma, un olio speciale che viene prodotto ogni dieci anni dai patriarchi, che non inacidisce né invecchia, che viene preparato la Domenica delle Palme con una procedura sacra (si mantiene in ebollizione per tre giorni, su di esso vengono fatte preghiere particolari e viene gradualmente profumato con ben 52 essenze) per poi essere distribuito a tutti i vescovi e gli arcivescovi per le sacre unzioni (comprese quelle dei muri delle chiese nei quattro punti cardinali) e per consacrare icone e altri utensili sacri; con esso venivano anche consacrati gli imperatori.
A proposito di simboli sacri, ricordiamo anche che nella bandiera russa, che deriva da quella di Costantino e dell’Impero Romano d’Oriente, al centro, nel “cuore” dell’aquila bicipite (in cui, secondo un’interpretazione, una testa guarderebbe l’Europa, l’altra sarebbe rivolta verso l’Asia, a simboleggiare proprio la dimensione eurasiatica della Russia), campeggia – in araldica credo si dica è accollato – dal XVI secolo l’emblema di Mosca, la Terza Roma, che raffigura come forse molti sanno San Giorgio e il Drago, con tutti i significati che a questo potente simbolo si ricollegano, tanto più, appunto, in quest’epoca. E’ possibile, tra l’altro, che gli stessi colori della bandiera russa – blu, rosso e bianco – siano derivati proprio dallo stemma moscovita di San Giorgio.
Giungiamo al termine di questa nostra lunghissima e splendida chiacchierata, di cui ti ringraziamo di cuore: partendo da Spengler, siamo arrivati fino alla Russia di Putin e alla guerra in corso, cercando di dare ai lettori delle chiavi di lettura diverse rispetto all’informazione unidirezionata odierna e al muro di gomma che ci circonda… e diamoci appuntamento a presto per altri approfondimenti come questo.
Sono io a ringraziarvi per la possibilità che mi avete dato di affrontare queste tematiche così importanti e decisive in quest’epoca storica così drammatica che stiamo vivendo, anche se gran parte delle persone non se ne può rendere conto. Tanto altro ci sarebbe da dire e da approfondire, anche al di là delle mie conoscenze, ma direi che già così abbiamo dato delle chiavi di lettura importanti per i lettori.
Cosa dire? Ripetiamolo: tutti i dati storici e, soprattutto, tradizionali, puntano verso la Russia come terra fatidica per questi tempi ultimi dell’umanità. Ovviamente tutto è nelle mani di Dio, quindi, come abbiamo detto, lanciarci in previsioni su quanto accadrà è quanto meno temerario e imprudente. Allo stesso modo, abbiamo ricordato come, certamente, Vladimir Putin e le altre autorità civili e religiose della Russia e del mondo eurasiatico di quest’epoca non siano di certo esenti da macchie e da imperfezioni, tutt’altro, come è inevitabile che sia per gli uomini di quest’epoca. Ma, al di là di tutto, quello che lo “Zar” Putin, il Patriarca Kirill e gli altri stanno dicendo e facendo, è sotto i nostri occhi, indipendentemente da ragioni di realpolitik o di altra natura che possano esservi sottese: sono uomini ai quali in quest’epoca è stata assegnata una missione, una funzione, consapevoli o meno che ne siano. E i messaggi che stanno lanciando, totalmente in controtendenza rispetto al delirio del mondo che ci circonda, sembrano essere in linea con questa missione, con questo scopo ultimo.
Lo stemma della Russia con l’aquila bicipite, al cui centro campeggia l’emblema di Mosca, con San Giorgio e il drago (cliccare per ingrandire)
Non mi risulta che la Russia o i suoi alleati abbiano fomentato colpi di stato o rivolte o incentivato flussi migratori ai confini degli Stati Uniti, o che abbiano minato l’integrità, la cultura, la storia di questo o di altri paesi con potenti quinte colonne o altri mezzi destabilizzanti. Gli Stati Uniti e i loro alleati e manovratori occulti lo hanno invece fatto, e lo fanno. E questa è una differenza fondamentale. La Russia ha cercato senz’altro di appoggiare e finanziare “a distanza” determinati leader o forze politiche a scapito di altri, non avendo certamente una struttura assimilabile alla NATO che operi territorialmente in altri paesi o continenti; cerca di difendere i propri interessi, di porre un freno al dispotismo a stelle e strisce, sostanzialmente in termini di reazione a quanto è accaduto e continua ad accadere da troppo tempo ai propri danni. Da qualche anno, come appunto abbiamo ampiamente spiegato, alla mera dimensione geopolitica si sta affiancando, fino a divenire predominante, la dimensione spirituale, la visione del mondo antitetica con quella dell’Occidente egemonizzato dall’anima angloamericana.
Se gli Stati Uniti avessero mantenuto la propria sfera d’azione geopolitica nel proprio continente, in una prospettiva isolazionistica, lasciando agli altri la possibilità di sviluppare compiutamente la propria dimensione culturale, economica, sociale, spirituale nei propri continenti e nelle proprie aree di influenza, in una prospettiva multipolare, quella reclamata da Russia, Cina e dagli altri paesi che fronteggiano l’arroganza unipolare statunitense, non saremmo arrivati a questo. Come lo stesso Dugin ha rivelato, Brzezinski, in un incontro a Washington nel 2005, gli confessò allegramente che gli Stati Uniti ingannarono Gorbaciov – una volta ancora di più – quando gli promisero che la NATO non si sarebbe allargata nell’Europa dell’Est, che sarebbe dovuta rimanere nella sfera d’influenza del mondo slavo e russo in particolare. Nessuna sorpresa, purtroppo.
Ma, evidentemente, a tutto questo bisognava arrivare, in una prospettiva di metafisica della storia, per cui doveva manifestarsi, “squadernarsi”, tutto ciò che rientra nella sfera delle possibilità insite a questo mondo. Dunque, in questo ristretto imbuto dei tempi ultimi, in cui sembra stiano assumendo forma compiuta gli schieramenti finali, abbiamo da una parte il fronte luciferino e contro-tradizionale, guidato dalle oligarchie occulte che utilizzano come centri operativi Stati Uniti, Gran Bretagna, Israele, i loro alleati, i loro sudditi, tra cui spicca la Colonia Europa (l’Occidente ormai degenerato e assorbito), e, dall’altra parte, un fronte di “resistenza tradizionale”, chiamiamolo così, che incarna un ruolo catecontico che sembra essere assegnato, in questa fase storica, alla Russia e alla realtà eurasiatica. L’Heartland, il Cuore della Terra, il Medio Oriente da dove tutto è nato, fuso con il resto del fronte eurasiatico. Staremo a vedere…
Quella “tendenza verso il Sud sacro, verso Bisanzio e Gerusalemme, profondamente radicata in tutte le anime greco-ortodosse”, di cui parlava il nostro Oswald Spengler per la Russia, e che da un certo momento in poi, sotto l’influsso del petrinismo, si stava trasformando in “una diplomazia mondana, in uno sguardo rivolto verso l’Occidente”, ora riacquista quindi un connotato originario, spirituale … eccoci ritornati al principio, quindi…
In tutto questo, l’Europa, che dopo la seconda guerra mondiale ha definitivamente perso ogni residua parvenza della sua centralità millenaria insieme al mondo asiatico, da colonia a stesse e strisce è ormai sempre più solo l’avamposto degli Stati Uniti e delle oligarchie sovversive contro la Russia e le ultime tracce della Tradizione. Come diceva Claudio Terracciano, che abbiamo ampiamente citato, se l’Europa non avesse ritrovato la forza e l’autonomia per tornare a guardare ad Est, per una cooperazione e fusione economica, politica, militare e soprattutto spirituale con la Russia ed il mondo asiatico, essa sarebbe stata usata dagli americani “come una pistola puntata su Mosca”: è quello che sta accadendo…
Ci risentiamo presto, cari amici, con piacere … ancora grazie e in alto i cuori!