
Siamo convinti che tra le cause che hanno spinto molti tra coloro che oggi si riconoscono nell’area politico-culturale della destra radicale, non ci siano state le cosiddette “rivendicazioni sociali” e neanche quell’astratto senso civico, che spesso i politicanti di regime ipocritamente attribuiscono a sé stessi.
Queste sono invenzioni demagogiche che, a rifletterci bene, non hanno riscontro nella realtà, tanto meno nella nostra.Forse ciò che realmente ci rende differenti, è la nostra “anacronistica” capacità di credere nelle possibilità che la vita ci offre, che non si limitano alle mediocri gioie borghesi.
La ricerca di “qualcosa di più”, inizia mente tanto entusiasmante quanto confusa, non è compatibile con gli angusti canoni del modo di vita borghese. Ai giovani spiriti liberi non resta così che cercare una via di fuga. Ma quale?
Il Sistema stesso offre ai suoi dissidenti una variegata gamma di possibilità per sentirsi ribelli: dai centri sociali agli stadi, dalla droga alla musica heavy metal. Usando queste ed altre esche, il Sistema riesce a neutralizzare le legittime reazioni contro i suoi meccanismi innaturali.
Al canarino che è stanco di restare chiuso nella sua gabbia, si regala una bella gabbia nuova.
I giovani, che hanno istintivamente trovato una “traccia verso sé stessi” nel riferimento al neofascismo, prendendo così spunto da un periodo storico passato in cui l’Europa si risollevò sotto simboli e ideali più degni, senz’altro si trovano in una situazione migliore di quelle sopra citate.
Ma questo non basta, la loro ricerca non può dirsi conclusa. Gli attacchi che la sovversione porta anche all’interno del tale ambiente, sono così palesi da far apparire ingenuo chi ne dubitasse. Basti pensare allo stato di confusione anche solo intellettuale che lo caratterizza. Anche all’interno di una stessa organizzazione è possibile trovare diverse correnti in contrasto tra loro, a volte dovute più all’individualismo di qualcuno, che non ad oneste riflessioni.
Un ambiente così confuso non è in grado di rappresentare come dovrebbe una “scuola” per il militante, che da esso non potrà ereditare che lo stesso stato di confusione. Da qui la mancanza di punti fermi e il via libera ad ogni sorta di spontaneismo che, il più delle volte, nasconde un misero fuoco di paglia. Paradossalmente, tra coloro che predicano la gerarchia, regna la democrazia!
Tra le conseguenze nefaste di tale situazione ce n’è una particolarmente diffusa sulla quale vorremmo invitare a riflettere.
E’ l’etica del fascista-teppista, cioè di colui che crede di trovare la propria vocazione nell’essere “più duro” della gente comune, e che manifesta questa sua convinzione con atti di vandalismo e di violenza spesso ingiustificati, ad esempio picchiando un povero malcapitato solo perché porta una spalletta col volto di Lenin. Gli vorremmo chiedere: “Ma con tutto quello che potresti fare per portare avanti i tuoi ideali, perché perdi tempo ed energie per picchiare una persona che ha già in se stessa la propria condanna?”
Tratto da:
RAIDO – CONTRIBUTI PER IL FRONTE DELLA TRADIZIONE
Anno II Numero 1 – ROMA – Equinozio d’Autunno 1996
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