Guerrieri d’Europa | Assedio dell’Alcazar di Toledo

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La storia del nostro Continente è costellata da innumerevoli di esempi di valore incarnati da altrettanti di eroi che si sono distinti in battaglia, indipendentemente da vittoria e sconfitta.  

Riscoprirne le gesta è un dovere e l’obiettivo di questa rubrica a cadenza mensile.


La fede è qualcosa che contraddistingue l’uomo della Tradizione dall’uomo moderno. La fede traccia un solco: o la hai o non la hai, rappresenta quanto di più limpido un uomo possa custodire dentro al suo cuore, con la fede si può andare dappertutto, e con essa si può resistere anche alle situazioni più disperate. 
Anche in tempi più recenti, ad esempio, un uomo si è ritrovato a fare i conti con la fede, un esempio come pochi nella storia. 
José Moscardó Ituarte nacque a Madrid il 26 Ottobre del 1878. Il tempo in cui l’Impero spagnolo dominava mezzo Mondo stava ormai tramontando. 20 anni dopo la nascita di José, la Spagna perdette Cuba e le Filippine a favore degli Stati Uniti, insomma, non è proprio un periodo di ordine per il Paese di Carlo V. 
Ituarte intraprese la carriera militare, a detta di un maggiore dell’esercito inglese egli “era molto religioso, e, in una Nazione in cui il tratto fondamentale era l’imprecisione, egli era molto rigoroso”. 
Come ben sappiamo, nel Luglio del 1936 scoppiò la Guerra Civile spagnola ed Ituarte si trovò a  comandare la cittadella di Toledo, qui al suo comando poteva disporre di poco più di mille uomini pronti a combattere, più altre centinaia di civili. 
L’assedio dell’Alcazar di Toledo iniziò 4 giorni dopo l’inizio della Guerra, il 21 Luglio. Per più di 2 mesi i repubblicani (forti di oltre 8000 uomini) tentarono in tutti i modi di conquistare la cittadella, e come tra poco avremo occasione di vedere, anche nel modo più vigliacco e contrario a una visione cavalleresca della Guerra che ci possa essere. 
Il primo giorno dell’assedio, i repubblicani si fecero largo all’interno di Toledo e cominciarono presto a bombardare la cittadella. 
Ma è il 23 di luglio il giorno in cui si creò, giustamente, il mito dell’assedio dell’Alcazar, i repubblicani riuscirono a catturare il figlio di Ituarte, Luis Moscardò. I repubblicani dissero a José che se non si fosse arreso, avrebbero fucilato il figlio. José non si scompose, e fattosi passare al telefono il figlio gli disse: Se è vero, raccomanda la tua anima a Dio, grida “¡Viva España!” e muori con onore. Addio figlio mio, un ultimo bacio”. Il figlio, con un forte senso del dovere e senza nessun piagnisteo, si fece fucilare da eroe. 
La battaglia continuava, senza che i repubblicani riuscissero a sfondare, nonostante vari tentativi di corrompere psicologicamente le difese avversarie. Ma all’Alcazar si resisteva e si moriva.
Il 19 di settembre il nuovo Presidente del Consiglio della Repubblica, Largo Caballero, arrivò a Toledo insieme a vari giornalisti, convinto di vedere con i suoi occhi la resa della fortezza. Fu presto smentito, vedendo i repubblicani non riuscire a sfondare. 
Ci pensò Francisco Franco a porre fine all’assedio, quando invece che puntare verso la capitale, decise di deviare verso Toledo per rompere definitivamente l’assedio.
Mentre i repubblicani, sicuri dell’imminente vittoria, cominciavano a far scoppiare la dinamite per creare dei varchi, il 26 settembre l’Armata d’Africa (l’esercito nazionalista), rompeva i collegamenti tra Toledo e Madrid e la sera dello stesso giorno, dopo aver fatto scappare i repubblicani, entrarono nella fortezza e si ricongiunsero con Moscardó. 
Finiva l’assedio e ne nasceva il mito.