Quello della musica (e dell’arte in generale) è uno dei domini ove spesso si riflettono le trasformazioni generali che hanno luogo nello sviluppo di una civiltà.
Così le stesse forme assunte dalla musica contemporanea hanno un valore simbolico e forniscono più di un indice utile per chi cerca di cogliere le caratteristiche dei tempi nostri.
Contributo a cura di un nostro collaboratore
La storia come maestra di vita, ci ha spesso insegnato che essa viene fatta da uomini, o singoli personaggi, Pericle, Furio Camillo, Leonida, Epaminonda, Cesare, Augusto, Arminio per citare solo la classicità, e mai dalla maggioranza.
I grandi uomini non hanno avuto mai paura di guidare la storia ed al tempo stesso rivoluzionarla, lasciando alla posterità un segno indelebile.
Tra le grandi figure che meritano di essere menzionate e prese a modello non può non venir citato il Maestro Richard Wagner.
Ai nostri giorni in ambito culturale, manca una figura caleidoscopica come Wagner, non è un caso difatti che arte, musica, teatro e cinema versano in condizioni decisamente pietose.
L’americanismo ed il turbo-capitalismo ad esso affiliato ha completamente putrefatto la vita culturale, propagandando un internazionalismo senza pari ed una vita dissoluta volta al mero inseguimento del guadagno.
L’uomo è diventato un automa il cui unico fine è l’accumulo insensato di beni.
La musica, una volta espressione dello spirito e delle radici di un popolo è stata letteralmente privata di quest’anima nobile, rendendola un semplice veicolo di propaganda volto ad inculcare nell’uomo i valori del sistema: internazionalismo di persone e merci, inquinamento con annessa colpa dell’uomo e liberalizzazione delle droghe sono alcuni esempi.
Il rap, genere musicale di dubbio valore, spopola tra i giovani insegnando loro un modo di vestire assai stravagante, per non dire altro… non proprio della cultura europea.
Così facendo i giovani perdono contatto con le radici e si indirizzano sempre di più verso un internazionalismo falso e mendace.
Qui entra l’esempio del Maestro tedesco.
Per chi si sente ancora legato al proprio popolo e pensa che la musica sia l’anima di una nazione che si manifesta, Wagner rappresenta il faro a cui aggrapparsi per evitare che il mare in tempesta sommerga i restanti valori.
Le opere del Maestro di Bayreuth come “L’olandese volante”, “il cantar dei Nibelunghi”, “il Parsifal”, “il Rienzi, sono il continuo della catarsi delle tragedie greche, le quali purificavano il popolo ed allo stesso tempo lo univano rendendolo una comunità salda e coesa in grado di affrontare qualsiasi sfida.
Inoltre grazie a Wagner, i tedeschi hanno fatto proprio il loro passato mitico e si sono riuniti anima e corpo con il loro folklore, scoprendo di essere prima di tutto tedeschi e non bavaresi, amburghesi, prussiani.
“Essere tedeschi significa fare qualcosa per amore del suo stesso valore”
Creando il collante tra i suoi connazionali il Maestro ha l’imperituro merito di aver contribuito al pari di Bismarck e Guglielmo I all’unificazione tedesca.
Questo è necessario fare oggi tuffarsi anima e corpo nell’antico retaggio italiano e riscoprire Puccini, Rossini e soprattutto Verdi.
Tornare a teatro purificandosi lo spirito e sentirsi una comunità unita.
Infatti l’arte deve insegnare ad un popolo a sentire e vivere da artisti, ma non solo deve trasmettere la fierezza con cui liberarsi dalle crisi, ed imparare a lottare per custodire i propri valori.