Militanza e strategia

625

copertina secondo quaderno raido - unità operante

Il tempo perso inutile rimpiangerlo! Rimboccarsi le maniche, architettare piani strategici ed intervenire diviene l’imperativo categorico. Adesso che la parabola ascendente dell’ideologia di massa sta per compiere l’ennesima impennata, oscurando ogni cosa che possa in un qualsiasi modo contraddire i dettami del suo strapotere, occorre adoperarsi per “bucare” la soffocante cappa della omologazione di una cultura acritica, asservita, priva di spinte veramente creative, le sole capaci di nuove e coraggiose proposizioni.
Ma quali strategie adoperare, quali mezzi usare per permettere che questo possa avvenire in maniera efficace? Si può ragionare quanto si vuole e studiare le più sofisticate forme di intervento, ma se si perdono di vista le possibilità operative in cui si é (e ci si é) costretti a muovere, quel che si riuscirà a “bucare” sarà solamente l’acqua stagnante delle conventicole e per di più con i noti risultati dei “buchi nell’acqua” che tutti conosciamo.
La diffusione della vera Cultura, di idee controcorrente o se si vuole alternative, non può più essere relegata in posti secondi a nessuno in una graduatoria di cose necessarie a farsi per un ambiente, quale il nostro, in cui é primaria la necessità dì conquistare spazi e, per di più, spazi posti nell’intimo di una struttura umana il cui essere è stato seppellito da una spessa corazza. Diffusione alquanto difficile in un’era come quella in cui viviamo dove agiscono potentissimi mezzi di dissuasione (repressione) e di persuasione (mass-media). Difficile. Ma bisogna rimboccarsi le maniche! Una delle cose su cui necessita intervenire é certamente la circolazione e la diffusione delle idee attraverso l’esempio, indubbiamente, ma questo dove la presenza fisica può essere garantita; là dove questo é impossibile, cioè quasi dappertutto, i giornali, le riviste, i libri devono rappresentare i veicoli da privilegiare.
Adoperandosi affinché la presenza di questi strumenti alternativi si diffonda, dove possibile, con la creazione di propri centri di diffusione. Quando questo non può avvenire bisognerebbe comunque garantirne un posto sugli scaffali o nelle vetrine di librerie o comunque in tutti quegli spazi a cui sarà possibile accedere. Se si sta pian piano spegnendo la capacità critica, non é solo colpa della pressante opera di omologazione in atto, ma anche e soprattutto per l’insignificante azione di resistenza sin qui condotta da un ambiente che ha il più delle volte disperso le proprie energie in inutili campagne, sempre in linea con le “mode di regime” e che non ha ad oggi compreso che agevolare la circolazione dei messaggi alternativi non può solamente essere considerato “un affare economico”, non ha capito che la funzione di questi materiali significa fornire strumenti, armi oserei dire, a persone che hanno ancora conservato l’aspirazione di divenire Uomini.
E allora nelle strategie della diffusione e della distribuzione risulta banale ed antieconomico in senso militante, affidare esclusività e monopoli, mettersi nelle mani delle grandi reti della distribuzione di regime sottostando a contratti capestro, risulta miserevole ed inconcludente temere la “concorrenza” di altri materiali alternativi e di altre presenze che li diffondono. Risulta infine “vanità da prima donna” inorgoglirsi misurandosi, non con il nemico da contrastare, ma con chi in forme molte volte diverse propone messaggi analoghi, lavorando in tal modo, per chi ne auspica la definitiva scomparsa. Il tempo perso inutile rimpiangerlo, per quanto riguarda il futuro esisterà anche se oggi tutto questo verrà compreso.
Raido – Contributi per il Fronte della Tradizione – Anno 1, Numero 2