È celebre il racconto fatto da Rutilio circa il suo incontro con un giovanissimo SS Grenadier tedesco gravemente ferito durante un’azione di guerra contro le bande partigiane di Tito l’8 settembre 1944. “Ti giuro che non ci fermeremo mai (niemals), finché non avremo vinto!”: fu il giuramento ideale di Rutilio. “Niemals!” ribadì il ragazzo, gridando col pugno rivolto al cielo prima di morire. “Ecco, è quel piccolo avverbio che io consegno a voi, giovani Camerati”, disse Rutilio ricordando quell’episodio.
Quel “Niemals”, quel “piccolo avverbio” deve risuonare sempre nei cuori e nell’anima, perché davanti alle difficoltà, alle avversità, agli ostacoli apparentemente insormontabili, tanto nella continua grande guerra santacontro la parte più oscura di sé stessi, quanto nelle piccole guerre santecontro il nemico esteriore, tanto nella vita quotidiana quanto nella militanza comunitaria, deve sempre essere presente il principio della vita come militiae quindi come lotta costante, che non ammette rese di sorta, esitazioni, tentennamenti.
Le debolezze, la paura di non farcela, di essere sovrastati dal peso delle responsabilità o dalle proprie limitazioni ed insicurezze va sublimato, superato: tenendo sempre in alto i cuori, perché chi tiene lo sguardo ed il cuore rivolto verso le regioni più alte dello spirito e verso la luce, non potrà subire la sconfitta definitiva, quella che porta fra le mortifere spire della tenebra e della materia. Mai!
“Ed ora, non avendo più la forza di stare al remo, torno a darmi da fare al timone. Enos, Lases, iuvate!”