
Ormai da qualche giorno i vari giornali e telegiornali parlano ripetutamente dell’operazione di Terra che Israele sta svolgendo nei territori della striscia di Gaza (come se questa fosse la prima volta). Ogni operazione terrestre di carattere militare su larga scala, di epoca moderna, viene preceduta da pesanti bombardamenti che possono avvenire tramite lancio di missili Terra-Aria o con munizionamento standard lanciato da mezzi semoventi. Questi bombardamenti servono per sfiancare e indebolire mentalmente le truppe, rendendo meno incisiva la loro prontezza operativa e le loro capacità offensive. In molti casi, però, rendono estremamente efficace la difesa. L’accumulo di macerie, infatti, crea una “naturale” linea di difensiva difficile da attaccare anche con i moderni mezzi blindati.
Ma perché questa rapida introduzione?
È fondamentale capire che a Gaza non esistono solo “obbiettivi militari” ma esistono mercati, scuole, ospedali, chiese, moschee, con strade che sono percorse giornalmente da migliaia di civili. Nella striscia di Gaza vivono più di 2 milioni di persone, con una densità abitativa di 5000 abitanti per km quadrato. Non stiamo parlando di zone disabitate dove alla popolazione è stata data la possibilità di evacuare (possibilità negata in quanto le vie di fuga sono bloccate o controllate dall’invasore), ma di veri e propri centri densamente abitati. Bombardare queste zone è una scelta prettamente terroristica e fuori da ogni logica di carattere tattico militare. Va detto poi – e ripetuto a gran voce- che, come durante l’operazione “Piombo fuso” avviata da Israele nel 2008, si sono verificati episodi con utilizzo di munizioni caricate al fosforo bianco. Questo composto chimico può creare incendi alle abitazioni e può procurare ustioni inguaribili se a contatto con la pelle.
Ormai non viene nemmeno più utilizzata la “benevola” pratica del Roof-Knocking. Questa prassi consiste nel lanciare una bomba non letale sui tetti delle abitazioni che sono state designate come obiettivo d’abbattere prima dello scaglio della carica letale, così da permettere agli abitanti di abbandonare la casa in “sicurezza” (Attenzione! Si parla di minuti per lasciare l’abitazione, non di ore. Quindi tutti i ricordi più cari verranno spazzati via nel giro di attimi).
Dopo queste indicazioni, siamo sicuri che l’attaccante operi rispettando il diritto internazionale?
Ecco alcuni dati su cui riflettere:
Secondo queste leggi, non si possono colpire civili e beni appartenenti ad essi, bisogna distinguere da obbiettivi militari e civili. A Gaza, data la densità abitativa, è impossibile fare questa distinzione. Quindi si dovrebbe operare casa per casa con truppe di terra, ma è più semplice ed economico bombardare!
Il fosforo bianco è classificato come arma chimica (a loro è concesso l’utilizzo?) all’interno della convenzione CCV (Certain Conventional Weapons, datata 1980) entrata ufficialmente in vigore nel 1983 ma mai firmata da Israele. Questa convenzione “proibisce o limita l’utilizzo, secondo i principi del Diritto Umanitario Internazionale, di alcune armi convenzionali considerate particolarmente dannose e/o suscettibili di provocare effetti indiscriminati sulla popolazione civile.”
Ultimo di molti punti che si possono e devono essere analizzati e che sicuramente resta il più importante è l’assedio di Gaza, che viene portato avanti ormai da anni, ed espressamente vietato da qualsiasi legge militare e non. Il controllo e il blocco di acqua, elettricità e generi di prima necessita è vietato. L’occupante deve garantire e sostenere la popolazione civile con ogni mezzo. Cosa che, “dati alla mano”, non viene rispettata ora come in passato.
Riflettiamo!