Dante e il concetto di “limite”

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Limite interiore

Centrale per il militante dei nostri giorni risulta il concetto di limite, la soglia da non oltrepassare, la linea di confine che una volta superata lascia in balia della barbarie.

Concetto caro all’antico romano, che vedeva nel Limes non soltanto un elemento materiale come una muraglia, un mare, una catena montuosa, ma un simbolo, che come tale agisce su più piani.

Ecco quindi che il Vallo Adriano non era solo un muro di 120 kilometri dalle sole peculiarità militari, ma l’affermazione che Roma Eterna esisteva e da li si manifestava la sua Forma.

Limite, Forma, l’uno dipendente dall’altro.

Niente di più abominevole vi era per il romano e, prima di lui, per il greco devoto al Bello e al Vero, di qualcosa di informe, di smisurato, di illimitato.

Fondamentale nella natura dell’uomo, il limite,  non deve essere visto come un ostacolo, bensì come un mezzo che indirizza ad essere ciò che si è. Si è Uomini se ci si attiene a determinate regole d’onore, di lealtà, senza oltrepassarne i limiti oltre ai quali vi è la viltà.

Questo vale per tutto ciò che è il quotidiano del militante correttamente inteso, bere con moderazione perchè oltre il limite si diventa bestie, non eccedere lasciandosi prendere dalle passioni diventando dissoluti.

Il limite è centrale nel cammino tradizionale.

Cosi come lo vediamo nel Terminus che caratterizza un aspetto del Giove romano, cosi lo ritroviamo nel Cattolicesimo Romano come divinamente mostra Dante nella sua commedia:

Or, figliuol mio, non il gustar del legno

fu per sé la cagion di tanto essilio,

ma solamente il trapassar del segno.

(Divina Commedia, Paradiso XXVI, 115-117)         

 Ecco che ritroviamo lo stesso elemento di Verità, conosciuto dalla Roma antica, nella dottrina Cattolica, dove il trapassar del segno, ovvero l’oltrepassare il limite posto da Dio ad Adamo, causa del peccato originale che chiuse il cielo all’umanità, altro non è che il Limes romano.

In ambedue i casi, nella Roma antica e nel Cattolicesimo Romano, il limite non inibisce la libertà, come erroneamente si sarebbe portati a pensare, ma l’indirizza verso un bene più alto.

Ecco lo scopo del Limite, l’unico mezzo attraverso il quale intraprendere l’ascesi.