Scuola e Postmodernità

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Pubblichiamo con piacere una piccola recensione da parte di un nostro lettore che trae spunto da una delle ultime pubblicazioni di Cinabro Edizioni“Il problema della scuola”, di Guido De Giorgio.

di Andrea Sorato

La scuola. In tempi di decadenza come quelli in qui viviamo, tutto diviene grigio, per non dire perverso, la scuola, appunto, non fa eccezione, diventata un istituzione fossilizzata, con insegnanti (in maggioranza) che agiscono come semplici impiegatucci (quando va bene), invece di essere punti fermi nella vita degli studenti, lasciati in balia dei propri istinti più bassi o delle proprie fragilità.

La mancanza di verticalità, di un principio unificatore di ordine superiore, pone anche la scuola nella pura contingenza del mondo, di più, la pone su un diabolico culto della materia. Non la formazione dell’anima è l’obiettivo della scuola moderna e postmoderna, ma la creazione di robot senz’anima pronti per essere manovrati dalle élite antitradizionali che sono ora al governo.

“Il problema della scuola” questo volume, scritto dal celebre esoterista e studioso Guido De Giorgio (conoscente di René Guénon e collaboratore di Julius Evola presso numerose riviste) ed edito da Cinabro Edizioni, con un ottima introduzione, di Gianluca Marletta, compie un’ampia e chiara disamina della delicata funzione del Maestro.

Scrive Guido De Giorgio:

“L’insegnante è più che un madre per il bambino, perché, molte volte, egli deve supplire ai tanti difetti e alle tante lacune che tutti deploriamo nelle famiglie attuali. Perciò, smorzando ogni rigidezza disciplinare e ogni caporalismo di caserma, si avvicini il maestro all’alunno, lo conosca, lo comprenda, ne studi le reazioni, lo prepari alla vita, cioè a pensare, a sentire rettamente, ad agire lealmente, affinché – diventato uomo – egli possa degnamente comprendere, difendere, amare rispettivamente e famiglia e patria e Iddio”.

Se la scuola abdica il grande compito di formare anime, ” meglio che cessi di esistere in quanto tale” poichè come ebbe a dire René Guénon:

“E’ cosa evidente che, tra due ignoranti, quello che si rende conto di non sapere nulla, si trova in una disposizione molto più favorevole per l’acquisizione della conoscenza di colui che crede di sapere qualcosa” (Conoscenza Iniziatica e “cultura” profana)