Sfortunato chi non conosce onore ma tiene a non fare brutte figure

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Nel costante e sempre più frenetico tracollo di ogni reale Valore, si assiste a quello che potremmo definire un processo di sostituzione dei veri capisaldi di un’esistenza retta e ben formata con dei surrogati labili e basati su forme contingenti.
Un caso esemplificativo di questa opera di costante degradazione è data dallo scadimento dell’onore in pudore borghese.
Il “fare ciò che deve essere fatto“, così, perde nell’uomo contemporaneo qualsiasi carattere di assolutezza e si traduce, al più, in un semplice “fare il minimo” per evitare di “male apparire”: in sostanza, se qualche norma interiore è ancora rispettata, non è per genuina adesione alla stessa, ma per un infantile timore di “fare brutta figura”.
Si tratta, tuttavia, di una motivazione fallace e solo apparente, fondata peraltro su ciò che gli “altri” – e non il proprio timone interiore – reputano doveroso e giusto: come tale, è soggetto alle frane del divenire e diventa opinabile e relativo.